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GIOVANNI TOTI, POLITICO
Torna a farsi sentire il dimissionario presidente dellaLiguria Giovanni Toti, dopo il patteggiamento in seguito alla vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto.
«In giornate come queste torni a casa, ti guardi allo specchio e ti chiedi se hai fatto la cosa giusta – ha scritto sui social poco dopo la notizia dell’accordo con i pm di Genova – Credo proprio di sì, per tutti: per me stesso, la mia famiglia, la mia parte politica, Marco Bucci che ora può correre e vincere la sua sfida, per chi ha lavorato al mio fianco ed è candidato e porterà avanti con orgoglio questi nove anni di buon governo».
Poi analizza la scelta. «Ogni accordo che si fa suscita due sentimenti contrastanti: l’amarezza di non aver combattuto fino in fondo per le proprie ragioni e la soddisfazione di vederne riconosciute comunque una gran parte – continua – Oggi i magistrati hanno riconosciuto che non ho preso un euro da nessuno per me stesso e che tutte le pratiche di cui mi sono interessato erano legittime e legali».
E ripercorre il suo calvario. «Dopo quasi quattro anni di intercettazioni, filmati, pedinamenti, controlli, dopo tre mesi di domiciliari che hanno portato a nuove elezioni, non esisteva quella sentina del male con cui la Regione Liguria è stata indentificata da certa stampa per odio politico – aggiunge – Certo, ho accettato di fare 1500 ore di volontariato come condanna per quella che una legge dello Stato definisce “corruzione impropria”, ovvero atti legittimi, finanziamenti legittimi, ma rapporti considerati troppo amichevoli, diciamo così, con alcune imprese».
Non solo. «Io continuo a considerare le imprese che investono una risorsa, infatti la Liguria in questi nove anni è cresciuta e continuo a ritenere chi finanzia la politica un cittadino attento al proprio territorio, anche se chiede, giustamente, che le pratiche corrano veloci – spiega Toti – E credo anche che lo scontro non sia tra Toti e i magistrati di Genova, ma tra una politica ipocrita che ha approvato e applaudito leggi morali, anzi moraliste e i pochi che credono in una democrazia liberale dove le persone vengono giudicate sui fatti e non sui pregiudizi».
E paradossalmente sferza la politica tutta a riprendere in mano il suo destino. «Purtroppo neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento – scrive amaro Toti – Chi oggi sussurra che si poteva tenere duro e andare fino in fondo con venti anni di processi, fa spesso parte di coloro che non ho sentito esprimere mezzo giudizio su quanto accaduto questa estate. Senza ricordare che grazie a quella politica che ha conquistato la fiducia delle imprese e contributi economici indispensabili per la vita pubblica, magari occupa la poltrona da cui ritiene di poter dare buoni consigli».
Poi un pensiero finale. «Il vero nemico della politica non è la magistratura, ma la politica stessa che ha costruito la gabbia in cui si è rinchiusa – la visione dell’ex governatore – Io per provare a cambiare questa politica ho fatto quanto potevo e ho pagato di persona. Se al mugugno sommesso, o peggio, al sorriso a mezza bocca di chi spera di prendere il posto dell’inquisito di turno non subentrerà il coraggio di cambiare allora…avanti il prossimo, come dice una nota canzone, gli lascio il posto mio».