PHOTO
VINCENZO DE LUCA PRESIDENTE REGIONE CAMPANIA
La Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Campania che avrebbe consentito al presidente Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. I giudici hanno ritenuto illegittima la norma approvata dal Consiglio regionale, che escludeva dal computo dei mandati quelli precedenti a quello in corso al momento dell’entrata in vigore della legge.
Nel dispositivo diffuso nella serata di ieri, che anticipa le motivazioni della sentenza (che saranno depositate nelle prossime settimane) si legge che «il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge numero 165 del 2004, così violando l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del Presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica».
«Il divieto del terzo mandato consecutivo», si legge ancora, «opera, infatti, per tutte le Regioni ordinarie, dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale». All’origine del verdetto, il ricorso presentato da Palazzo Chigi, che ha contestato la scelta della Campania di reinterpretare la norma nazionale sul limite dei due mandati consecutivi. Una forzatura, secondo l’Avvocatura dello Stato, che ha definito “pacifico” come un legislatore regionale non possa aggirare così platealmente il principio sancito a livello nazionale.
La norma statale, infatti, viene considerata “autoapplicativa”, e ogni deroga locale rappresenterebbe una violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione, che garantiscono l’uguaglianza tra cittadini e l’equità nell’accesso alle cariche elettive. Il governo ha puntato il dito contro la legge campana, che avrebbe fatto partire il conteggio dei mandati dalla legislatura attuale, di fatto azzerando i due precedenti mandati di De Luca. Una lettura che, secondo i legali dello Stato, contrasta con la ratio stessa del limite ai tre mandati: evitare la concentrazione prolungata del potere nelle mani della stessa persona.
Dal canto suo, la Regione Campania – rappresentata dagli avvocati Giandomenico Falcon, Marcello Cecchetti e Aristide Police – aveva sostenuto che la norma nazionale richiedesse una «attuazione tramite legislazione regionale» e che, in assenza di un’applicazione uniforme in tutte le regioni, si sarebbe creata una disparità di trattamento. Marche, Piemonte e Veneto, ad esempio, avevano già adottato interpretazioni analoghe senza che la Presidenza del Consiglio sollevasse eccezioni. Proprio in Veneto, una legge regionale ha permesso nel 2020 il terzo mandato consecutivo a Luca Zaia, facendo decorrere il limite dalla legislatura successiva all’approvazione della norma.
Ma la Consulta ha stabilito che non spetta ai consigli regionali decidere quando far scattare il vincolo. Il principio è nazionale, e in quanto tale, deve valere per tutti. La legge campana, dunque, è stata dichiarata incostituzionale. Una sentenza alla quale appariva come spettatore interessato il governatore veneto Luca Zaia, e in generale tutta la Lega di Matteo Salvini, visto il pressing che negli ultimi mesi il Carroccio ha tenuto nei confronti degli alleati di centrodestra, per fare in modo che dessero il via libera a una legge che consentisse il terzo mandato ai presidenti di Regione.
La premier Giorgia Meloni si è sempre opposta alla richiesta, tanto che in ben due occasioni i parlamentari leghisti hanno presentato degli emendamenti che andavano in questo senso, ma che sono stati respinti col voto negativo di Fratelli d'Italia e Forza Italia, provocando una spaccatura inedita in maggioranza. Una sentenza dei giudici costituzionali che sembra aver definitivamente chiuso la porta a questa ipotesi, per quanto riguarda il Veneto, che dovrebbe andare al voto tra l'autunno di quest'anno e la primavera del 2026, e la soluzione del contenzioso tra Lega e FdI, che reclamano entrambi Palazzo Balbi, andrà rimessa alle trattative tra i rispettivi leader.
Dal congresso leghista di Firenze dello scorso weekend è arrivata, oltre a quella del ritorno di Salvini al Viminale, la richiesta forte dalla base della permanenza a Venezia di un governatore leghista. Si vedrà nei prossimi mesi quale potrà essere il punto di caduta, anche in relazione alle decisioni per le altre regioni in ballo (ben cinque). Ma sempre in maggioranza, proprio nel giorno della sentenza sulla Campania, il fronte del terzo mandato si è riaperto in Trentino, dove due consiglieri meloniani della Provincia autonoma di Trento hanno contravvenuto alle indicazioni del partito, facendo passare una legge che consentirebbe all'attuale presidente Maurizio Fugatti (leghista) di candidarsi una terza volta. Al netto del possibile ricorso del governo anche per questo caso, le polemiche interne al centrodestra che sono seguite alla scelta dei due consiglieri di FdI, che poi si sono dimessi, testimonia quanto la questione sia delicata e divisiva.