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Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri
«Vogliamo che il Mar Mediterraneo si trasformi in un mare "di pace, di commercio e di sviluppo" anziché "un cimitero di migranti". C'è una situazione crescente di instabilità e noi non sappiamo questa instabilità nell'Africa subsahariana, con i golpe che ci sono, dove porterà il continente africano». Al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è chiaro sulla situazione dei migranti e sul ruolo che dovrebbe avere l’Europa.
«L’Europa per contare deve avere forza economica, non solo commerciale, deve avere capacità di competere a livello industriale», per cui «serve avere anche una politica industriale dell’Unione europea», ha detto ancora Tajani. Per il vicepresidente del Consiglio si «deve consentire alle imprese europee, attraverso "regole della concorrenza" con "un asticella più alta", "di competere a livello globale perché altrimenti le regole della Ue rischiano di soffocare le imprese europee a livello globale».
In sostanza, secondo il ministro degli Esteri non «ci deve essere una Europa a trazione di due o tre Paesi, si devono fare tutte le riforme, dobbiamo riformare il patto di Stabilità e arrivare a concludere l'unione bancaria. Dobbiamo realizzare l'armonizzazione fiscale - ha aggiunto -, se vogliamo contare nel mondo dobbiamo avere un peso che non può essere soltanto quello dell'alto rappresentante o dei ministri». Sugli investimenti destinati al settore della Difesa, dice Tajani, «è vero che bisognerebbe spendere di più», del resto «ce lo richiede anche la Nato», ma «allora bisognerebbe esludere alcune di queste spese dal Patto di stabilità». E rispetto all’impegno dei militari italiani nel mondo o nella gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo ha aggiunto che l’Italia «non è uno Stato spendaccione, ma risponde ad alcune esigenze dell’Unione europea, pertanto bisogna tenere conto di tutte le spese che facciamo per la sicurezza».
Sulle regole europee il ministro si è detto «convinto che si debba procedere con il voto a maggioranza per alcune questioni che permetterebbero all’Europa di essere protagonista a livello internazionale». Tajani ha ricordato che «in uno dei suoi ultimi discorsi Berlusconi parlò della necessità di un voto a maggioranza e non all’unanimità per alcune scelte fondamentali della Ue, che altrimenti rimarrebbero bloccate. Personalmente raccolgo quel messaggio e quell’eredità».
Da ministro degli Esteri poi ha fatto un riferimento anche alla via della seta: «non ha dato i risultati che ci attendevamo, il Parlamento dovrà fare una valutazione e decidere se rinnovare o meno la partecipazione a questo progetto. Oggi pomeriggio parto per una missione in Cina - ha detto - con loro vogliamo avere un rapporto solido, è un paese partner ma anche concorrente sistemico e se vogliamo competere servono regole che garantiscano la competitività delle nostre imprese. Vogliamo lavorare intensamente con loro, dobbiamo però fare un’analisi sull’export. Se la analizziamo la Via della Seta non ha portato i risultati che ci attendevamo: l’export dell’Italia in Cina nel 2022 è stato pari a 16,5 miliardi, rispetto ai 23 miliardi della Francia e ai 107 della Germania. Dovremo fare una valutazione, il Parlamento dovrà farla e decidere se rinnovare o meno la partecipazione a questo progetto».