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Bene l’approvazione in Senato del ddl Nordio, ma che nessuno, in maggioranza, pensi di cullarsi sugli allori e considerare provvedimenti come l’abolizione dell’abuso d’ufficio il punto d’arrivo della visione garantista del governo. Anzi.
È questo, a grandi linee, il pensiero che va per la maggiore negli ambienti di Forza Italia, concetti ribaditi dal vicepresidente del Consiglio e segretario azzurro Antonio Tajani. «Siamo molto soddisfatti del voto in Senato e continueremo a lavorare perché questa è una parte della riforma complessiva - ha spiegato il ministro degli Esteri - Insieme a premierato e autonomia c’è la riforma della giustizia, che per Fi è una grande priorità: puntiamo alla separazione delle carriere e alla riforma della giustizia civile».
Ma a proposito di questo la risposta, indiretta, è arrivata nelle stesse ore dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per il quale «la separazione delle carriere è nei nostri programmi, è un vincolo nei confronti dell’elettorato e va fatta ma per essere fatta bene esige una riforma costituzionale». E specificando poi che «l’iter è lungo, la scelta politica è stata quella di dare la precedenza al premierato» e di conseguenza «la separazione delle carriere interverrà in un momento successivo, entro la fine della legislatura» perché «il governo e la maggioranza hanno tutti i requisiti per restare altri quattro anni».
La conferenza stampa in cui Tajani ha puntualizzato la linea garantista di Fi su altri temi, dalle intercettazioni all’emergenza carceri, ha anticipato la riunione della segreteria nazionale, organizzata per fare il punto sul calendario congressuale, sull’attività dei dipartimenti, ma soprattutto sull’organizzazione del Congresso nazionale del partito, in programma per il 23 e 24 febbraio.
In Italia «c’è stato un abuso di intercettazioni e sono state buttate in pasto all’opinione pubblica vicende personali e persone che non c’entravano con le indagini», ha detto il leader di Fi, aggiungendo che la pubblica diffusione «di cose riguardanti l’attività penale è un conto, ma le cose riguardanti l’attività privata non devono essere esposte». Inoltre, ha aggiunto il titolare della Farnesina, «bisogna «affrontare la questione delle carceri: il detenuto deve scontare la pena ma va rispettato come essere umano anche in carcere».
E a proposito di giustizia, la volontà è quella di intervenire sugli organici della Magistratura, tanto che lo stesso Nordio ha annunciato che «entro il 2026 raggiungeremo il pieno organico della magistratura, cosa mai avvenuta negli ultimi 50 anni». Il Guardasigilli ha spiegato che ai 250 magistrati previsti ad hoc dall’introduzione della collegialità del giudice della cautela si aggiungeranno «i 1.300 per i quali stiamo già provvedendo per i concorsi in atto». E intanto la riforma della giustizia civile è arrivata in pre-Cdm, la riunione preparatoria al Consiglio dei ministri vero e proprio: sul tavolo le disposizioni integrative al decreto legislativo 149/2022 dell’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia «recante delega al governo per l’efficienza del processo civile».
E sempre in tema di processi, Tajani è tornato a parlare del caso di Ilaria Salis, italiana detenuta in custodia cautelare da oltre un anno in un carcere di Budapest. La decisione, presentata dalla difesa di Ilaria Salis, di chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria «facilita la decisione di chiedere i domiciliari anche in Italia», ha detto il leader di Fi. Per poi spiegare che «i magistrati ungheresi hanno ascoltato le nostre parole» e «giudicato ragionevole» la richiesta di un processo «giusto e rapido» anticipando «l’udienza a marzo». In questo modo «si accelerano i tempi processo e questo è un fatto positivo», ha aggiunto Tajani. Martedì Salis ha incontrato l’ambasciatore italiano in Ungheria, Manuel Jacoangeli, confermandogli il miglioramento delle condizioni generali di detenzione, dagli aspetti igienico-sanitari ai contatti regolari con i familiari.