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ANTONIO TAJANI MINISTRO DEGLI ESTERI
Nella giornata di ieri Antonio Tajani , vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, aveva già espresso la sua posizione sulla telefonata tra il vicepresidente degli Stati Uniti JDVance e il leader della Lega Matteo Salvini . Poi lo ha ripetuto in un'intervista al Corriere della Sera : «L'ho detto e lo ripeto: la politica estera è una prerogativa del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri , non dei partiti». Tajani risponde così alle recenti divergenze tra Forza Italia e Lega su questo tema, sottolineando che il governo ha sempre deliberato in maniera compatta: «Abbiamo sempre votato uniti, a differenza dell'opposizione, che si è divisa con cinque mozioni diverse».
Sulla telefonata chiarisce la sua posizione: «Ognuno è libero di parlare con chi vuole, ma questo non significa che non esista una linea di governo. E ripetuto, al di là delle dichiarazioni di alcuni esponenti, che restano personali, la linea dell'esecutivo è chiara. Non contano gli slogan, ma i contenuti».
Sui rapporti con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni , Tajani conferma che all'interno della maggioranza c'è piena sintonia sulle scelte strategiche: «Se ci fossero problemi, ne parlerei direttamente con lei. Ma, come abbiamo già detto, Forza Italia ha dato pieno mandato alla presidente Meloni per decidere in Europa sul piano di difesa comune promosso da Ursula von der Leyen . E infatti la Meloni ha votato a favore, sostenendo una linea pienamente europeista, che è anche la nostra. Se così non fosse, non potremmo governare assieme».
Secondo il ministro degli Esteri, questo voto rappresenta un passo avanti significativo verso una maggiore integrazione europea: «Si stanno facendo i primi passi per quello che era il grande sogno di Silvio Berlusconi : una difesa comune europea e una riforma delle istituzioni dell'Unione».
Rispondendo poi alle polemiche nate dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene , Tajani precisa: «La presidente del Consiglio non ha attaccato Altiero Spinelli , al quale va tutto il nostro rispetto. Ha semplicemente affermato che quella non è la sua Europa». Tajani riconosce il valore storico del manifesto, ma sottolinea che il suo modello di riferimento è un altro: «Considero quel documento un contributo importante per l'Europa, ma il mio punto di riferimento rimane l'esempio di Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman ».
Il ministro invita quindi a evitare strumentalizzazioni su questi temi: «Non utilizziamo i padri fondatori dell'Europa per uno scontro politico che oggi non ha ragione di esistere. Le sfide che ci attendono sono enormi e dobbiamo concentrarci sulle decisioni che dovremo prendere insieme per l'Italia e per l'Europa».
Dalle colonne di Repubblica , in una sorta di confronto a distanza, interviene anche Claudio Durigon , vicesegretario della Lega e sottosegretario al Lavoro, che in un'intervista difende l'iniziativa di Salvini nel dialogo con il vicepresidente Usa, sottolineandone l'importanza strategica: « Salvini ha tutto il diritto di parlare con JD Vance. Anzi, il fatto che Matteo abbia un canale di dialogo con l'amministrazione statunitense è un'arma in più per il governo».
Durigon evidenzia anche le difficoltà della politica europea in questo scenario: «Tajani si trova in una posizione complessa, visto il suo sostegno a Ursula von der Leyen e al suo piano di riarmo. Sappiamo tutti che von der Leyen non ha rapporti particolarmente stretti con l'amministrazione americana e il suo progetto Rearm Eu sembra quasi una sfida agli Stati Uniti». Per questo, secondo Durigon, la Lega può avere un ruolo strategico: «Meloni è la persona più adatta per dialogare con Donald Trump , ma anche i rapporti della Lega con Washington possono rivelarsi utili per l'Italia. Nella telefonata con Vance si è parlato di opportunità economiche per le nostre imprese, investimenti e infrastrutture».
Infine, Durigon commenta l'ipotesi sollevata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto , sulla possibile partecipazione dell'Italia a una missione militare in Ucraina sotto l'egida dell'Onu o di una forza multinazionale allargata.
La posizione della Lega è chiara: «Non ci sono eserciti improvvisati comandati da Emmanuel Macron o da Ursula von der Leyen . L'Italia deve muoversi nel quadro della Nato». Tuttavia, lascia aperta una possibilità: «Se in futuro dovesse esserci una missione Onu, valuteremo il da farsi».