«Noi stiamo tra Meloni e Schlein». Non poteva essere più chiaro, il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, di quanto lo è stato parlando con Repubblica sul disegno politico del suo partito. Anziché fare marcia indietro, come molti si aspettavano (e a Palazzo Chigi magari si auguravano) sullo ius scholae, il ministro degli Esteri ha rilanciato con forza la sua proposta e ha lanciato, senza giri di parole, la sfida all'opposizione, incalzandola proprio su uno dei temi prediletti del centrosinistra per attaccare la maggioranza e tacciarla di oscurantismo.

Il dado, dunque, Tajani – o gli eredi Berlusconi, come si sussurra nei corridoi di Palazzo – lo ha tratto, e punta senza indugio non solo ai voti in libera uscita del fu Terzo Polo (dove Matteo Renzi sta già preparando gli scatoloni con in testa il ritorno al Nazareno), ma a quelli degli elettori dem irritati dalla piattaforma radical di Elly Schlein. Le sue parole, in quest'ottica, sembrano pesate col bilancino di precisione: Forza Italia non vuole lo ius soli, che è una proposta della sinistra massimalista, ma non è d'accordo nemmeno con le proposte fatte in passato da alcuni esponenti del Pd e del M5s, per la concessione della cittadinanza italiana dopo un solo ciclo di studi.

Forza Italia vuole che la cittadinanza venga concessa solo se si sono completati due cicli completi di studi. Una piccola sfumatura che sembra messa lì apposta per corteggiare l'elettorato di centro che un tempo guardava a sinistra con un disagio che ora è arrivato oltre il livello di guardia. Stare tra Meloni e Schlein, al di là delle ovvie manifestazioni di lealtà ribadite da Tajani nei confronti di Giorgia Meloni, non è un però un assunto rassicurante per la presidente del Consiglio.

Il vicepremier osserva che tentare lo sfondamento a sinistra sia una buona notizia per Meloni, poiché si tratta di un'operazione che potrebbe allargare i confini della maggioranza, ma in realtà è difficile pensare che se al partito azzurro riuscisse l'impresa di fagocitare i consensi già di Iv, Azione e un pezzo dei dem, arrivando in doppia cifra, questa riserva di voti non venisse fatta pesare sul tavolo della coalizione.

Tra gli osservatori, non è mancato chi sottolinea come Fi abbia da qualche tempo preso a comportarsi come se fosse a Strasburgo e non a Montecitorio: prese di posizioni molto avanzate sui diritti civili, convergenze di fatto coi liberali e coi socialdemocratici, coi quali governa da anni in Europa. A Bruxelles Tajani sta pressando da tempo la premier a fare una scelta di campo netta per una linea conservatrice scevra da qualsiasi retaggio sovranista.

All'indomani del voto sulla rielezione di Ursula von der Leyen, il segretario forzista si è rammaricato dell'atteggiamento tenuto da FdI. Smarcarsi in modo così plateale dagli alleati a Roma, potrebbe essere dunque un modo per spingere l'inquilina di Palazzo Chigi lontano da Salvini e da Orban. E perchè no, anche dal giustizialismo vetero-missino incarnato in particolare, negli ultimi giorni, dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Dalmastro, che ha assunto posizioni di chiusura rispetto alla riforma delle custodia cautelare e alla possibilità di una diminuzione della popolazione carceraria.

Di fronte all'attivismo di Tajani, le opposizioni hanno assunto un atteggiamento di apertura, sia per esaltare la distanza che il vicepremier sta mettendo tra sé e gli altri due leader del centrodestra, sia per tentare di svelare un eventuale bluff sullo ius scholae. Non a caso, tutte le dichiarazioni di esponenti dei partiti di centrosinistra chiedono a Fi di presentare una proposta di legge in Parlamento.

Dalla segreteria del Pd, la responsabile scuola Irene Manzi aspetta «che venga depositata una proposta e che si apra un confronto in Parlamento», lasciando filtrare un certo scetticismo. Anche dentro Avs si punta sul confronto parlamentare: Angelo Bonelli chiede a Fi di «costruire una maggioranza trasversale in Parlamento che porti avanti questa riforma fondamentale», così come anche nella tormentata pattuglia pentastellata l'ex-ministro Stefano Patuanelli sottolinea che attorno allo ius scholae «si può costruire una maggioranza in Parlamento ed è da sempre ritenuta dal M5S la soluzione più sensata per garantire i diritti di cittadinanza alle seconde generazioni degli immigrati».

In effetti, l'ingorgo di leggi e decreti al quale le camere saranno sottoposte al rientro dalla pausa estiva, associato all'appressarsi della sessione di bilancio, lasciano pensare che la strada per l'approvazione di una nuova legge sulla cittadinanza sia in realtà tortuosa, a meno che non vi sia da parte di Tajani una ferrea determinazione a tenere il punto, sapendo benissimo che questo potrebbe far perdere la pazienza all’alleato leghista e mettere in serio imbarazzo Giorgia Meloni. Ma forse è quello che si vuole, magari non alla Farnesina, bensì a Cologno Monzese.