Poche righe, nelle quali si intuisce il gioco di equilibrismi politici con cui la premier Giorgia Meloni ha a che fare ormai da mesi. Sono quelle con cui, dopo circa 12 ore di silenzio, ha detto la sua sulla condanna all'ineleggibilità della leader del Rassemblement National Marine Le Pen, da parte dei magistrati transalpini.

Una sentenza che ha scatenato toni durissimi da parte di tutti i leader sovranisti e della destra globale, ma che aveva trovato una Meloni alquanto circospetta. Tanto che la cosa non era certo passata inosservata e i quotidiani del mattino, oggi si erano profusi in più di un retroscena nei quali si rievocavano i rapporti non proprio idilliaci tra le due. In effetti, l'erede della dinastia della destra francese ha sempre avuto, in Italia, un rapporto strettissimo col leader leghista Matteo Salvini, col cui partito (e con quello di Orban) condivide la militanza a Strasburgo nel gruppo dei Patrioti.

Marine Le Pen è stata ospite d'onore due anni fa alla kermesse del Carroccio a Pontida, e circa un anno fa ha inviato ad una manifestazione sovranista organizzata dalla Lega a Roma il famoso videomessaggio in cui attaccava frontalmente la nostra presidente del Consiglio per aver tenuto una linea ambigua nei confronti di Ursula von der Leyen e della maggioranza che governa l'Ue. Una critica che, all'epoca, le valse molte rimostranze da parte di esponenti di Fratelli d'Italia, che accusarono anche Salvini di aver assestato un “colpo basso” alla premier.

Dopo l'insediamento del nuovo esecutivo continentale, nato anche grazie a una sorta di appoggio esterno dei meloniani, il tono delle critiche lepeniste non è cambiato, e allo stesso tempo è sotto gli occhi di tutti il fastidio di Palazzo Chigi per come il segretario della Lega stia incalzando con disinvoltura gli alleati di maggioranza, spinto dalla voglia di accreditarsi come il “più trumpiano d'Italia”. Di fronte ad alcune ricostruzioni giornalistiche che erano arrivate ad attribuirle un'indifferenza nei confronti delle condanna, però, Meloni dopo aver letto la rassegna stampa ha ritenuto che fosse il momento di battere un colpo, manifestando in modo sommesso una certa preoccupazione per la decisione delle toghe francesi.

Le parole edulcorate con cui ha deciso di farlo, però, hanno confermato la prima impressione di una cautela che lambisce la freddezza: «Non conosco il merito», ha scritto la presidente del Consiglio, «delle contestazioni mosse a Marine Le Pen, né le ragioni di una decisione così forte, ma penso che nessuno che abbia a cuore la democrazia possa gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini».

All'interno di FdI altri esponenti avevano usato toni più risoluti, e anche in Forza Italia, che con Le Pen non è mai stata morbida, non è mancato chi si è spinto oltre il coefficiente di cautela adottato dalla premier. «Da liberale e garantista», ha detto il senatore azzurro Pierantonio Zanettin, «credo che questa decisione sia criticabile. E' del tutto evidente che potrebbe succedere quello che nell'esperienza italiana è accaduto molte volte, con sindaci condannati in primo grado e poi assolti in appello. C'è il rischio», ha aggiunto, «che Le Pen non possa candidarsi nel 2027 per poi magari venire prosciolta l'anno successivo. Nel frattempo, è la democrazia a risultarne penalizzata».

Più diretto il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, che parla di «evidente uso politico della giustizia», mentre il segretario e vicepremier Antonio Tajani osserva che «tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, alla condanna definitiva, e anche la signora Le Pen per me è innocente». Quando Tajani sottolinea che la condanna è stata emessa da un tribunale francese e che «l'Unione europea non c'entra nulla», introduce il vero tema sensibile, nella declinazione italiana di questa vicenda, vale a dire gli attacchi veementi di Salvini a Bruxelles.

Il numero uno leghista, infatti, ha voluto fare leva anche su questo fatto per andare a testa bassa contro la Commissione, parlando di “dichiarazione di guerra”, ma è probabile che si tratti di un'ulteriore frecciata agli azzurri. Nel rush finale del congresso del Carroccio, che si terrà a Firenze sabato e domenica prossimi, ogni evento che possa portare a dichiarazioni identitarie per Salvini è utile.

Nelle ultime ore, non a caso, secondo quanto filtra la scaletta dell'appuntamento fiorentino sta subendo delle variazioni proprio in virtù della condanna di Le Pen, alla quale verrà dato adeguato spazio. In questo senso, un post sui profili social della Lega è tutto un programma: un'immagine in cui accanto al leader leghista ci sono Le Pen e Trump, con la scritta: «Salvini, Trump, Bolsonaro, Georgescu, Le Pen, Musk. Colpiscono chi difende la libertà, ma il vero obiettivo siete voi».