A gennaio di quest'anno, Gianni Letta uscì dalla sua proverbiale riservatezza per fare un endorsement a favore di Antonio Tajani, che fu fondamentale per conferire autorevolezza al mandato del ministro degli Esteri come successore di Silvio Berlusconi alla guida di Forza Italia.

Salendo sul palco della kermesse romana che stava celebrando il trentennale azzurro, il principale consigliere del Cavaliere convinse tutti i presenti del fatto che la segreteria nelle mani di Tajani facesse parte delle ultime indicazioni del fondatore per il futuro di Fi. Difficile pensare che prima di esporsi in questo modo Letta non avesse avuto garanzie dal vicepremier, affinché quest'ultimo continuasse ad avvalersi delle sue indicazioni e, soprattutto, a metterle in pratica. La conferma che il canale di comunicazione tra i due è costante lo ha data l'incontro di mercoledì scorso, al quale ha partecipato anche un'altra delle figure storicamente più vicine a Berlusconi, e cioè il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.

Una riunione, avvenuta negli uffici romani di Letta, la cui durata ( quasi due ore) ha immediatamente suggerito che non si trattasse di una rimpatriata tra vecchi amici, bensì una ricognizione sui dossier più urgenti dell'agenda politica. Incalzato dai cronisti, il segretario azzurro ha minimizzato, affermando di incontrare abitualmente i due («li vedo 150mila volte»), stando ben attento a non entrare nel merito degli argomenti affrontati e negando risolutamente che tra questi vi fosse stato la presenza - poi saltata – di Maria Rosaria Boccia alla trasmissione di Bianca Berlinguer.

Quel che è fortemente probabile, però, è che Letta e Confalonieri abbiano rappresentato a Tajani il rispettivo punto di vista anzitutto sulla intricatissima questione delle nomine Rai, nella quale la maggioranza è impantanata da diverso tempo, tanto che ancora alle viste non c'è né l'accordo sui consiglieri di nomina parlamentare, né quello sul sostegno alla candidatura a presidente di Simona Agnes, che ha bisogno dei due terzi dei voti dei membri della commissione di Vigilanza.

Per il Cda, il voto è stato aggiornato al 26 settembre, mentre per Agnes la palla è passata agli “sherpa” della maggioranza, che però non sono finora riusciti a smuovere le opposizioni dalla linea del no. Da questo punto di vista, certamente ha voce in capitolo Letta, che notoriamente è il maggior sponsor di Agnes, così come Confalonieri avrà certamente espresso delle sue valutazioni su questioni come il tetto alla raccolta pubblicitaria per il servizio pubblico, evocata in passato da Salvini ma fortemente osteggiata da Cologno Monzese, e alcuni contenuti fiscali della manovra di interesse aziendale.

Sullo sfondo, in ogni caso, c'è la strategia politica del partito, a cui qualche mese proprio gli eredi del Cavaliere (in particolare la primogenita Marina) hanno dato un impulso nel senso dello smarcamento dagli altri partiti del centrodestra, per guadagnare voti al centro e approfittare del fallimento del progetto del Terzo Polo e del progressivo spostamento di Matteo Renzi a sinistra.

Un posizionamento che, come si è visto per lo Ius Scholae, è stato finora privo di conseguenze a livello parlamentare, perché Forza Italia non ha votato gli emendamenti dell'opposizione ispirati da quanto affermato da Tajani nel corso dell'estate, ma che sta contribuendo ad elevare l'appeal del partito, che a livello nazionale ha superato la Lega nei consensi e sta attirando eletti da altre forze politiche, come testimoniano i passaggi di parlamentari verso gli azzurri già in questa prima fase di legislatura e quello clamoroso della consigliera comunale di Roma Rachele Mussolini da FdI. Si può dire, dunque, che si tratti di una strategia vincente e che nel vertice ristretto di ieri l’altro abbia prevalso tale lettura.