PHOTO
LaPresse
Ha risposto colpo su colpo Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, alle domande postegli in audizione davanti alle commissioni Attività Produttive di Camera e Senato. Peccato che non una parola del manager sulla crisi dell’automotive abbia convinto gli esponenti dell’opposizione tra i quali i leader di Pd, M5S e Azione, presenti come Carlo Calenda o da remoto come Giuseppe Conte ed Elly Schlein.
Tutti concordi sul mettere Tavares spalle al muro per gli scarsi risultati degli ultimi tempi e soprattutto per non aver saputo fornire un piano industriale per il futuro prossimo. «Siamo completamente contrari a darvi un singolo euro, in qualsiasi forma, fino a che non ci sarà un piano industriale con i modelli e gli investimenti», ha detto Calenda, a cui va dato atto di aver preso di petto la questione da mesi, fino a convincere le altre opposizioni a fare fronte comune. Il leader di Azione ha chiesto un piano «che sia fatto per iscritto e con chiarezza, perché le cose che ci sono state dette da lei e da Elkann fino ad oggi si sono dimostrate tutte false e questo non è accettabile», chiedendo poi lumi su «come mai i dipendenti sono diminuiti di 11.500 unità e altri 3.800 usciranno quest’anno».
Una requisitoria dura alla quale è seguita quella altrettanto decisa di Schlein, che si è detta «molto preoccupata dalla situazione di Stellantis e dell’automotive in Italia, condividendo le ragioni dello sciopero unitario Fiom, Fim e Uilm previsto per venerdì 18. «Chiediamo che Stellantis si confronti con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori - ha aggiunto la leader dem - La domanda è molto semplice: qual è il piano industriale per sviluppo e occupazione in Italia. A Stellantis chiediamo chiarezza, molto più di quella che abbiamo vista qui».
Secondo la segretaria del Pd «Stellantis deve riportare la produzione in Italia e deve produrre qui le auto elettriche per il consumo di massa», ma proprio su questo punto Tavares ha risposto con nettezza sottolineando i costi della transizione energetica. «Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna - ha detto - Ma in questo sistema sotto pressione, devo infilare per forza un 40% di aumento dei costi, che è quello della tecnologia elettrica, per forza, e di conseguenza con questo 40% di aumento dei costi creo, all’interno della filiera, una tensione insopportabile». In un certo senso sfidando poi i presenti e la classe politica tutta.
«Voi leader politici dovete spiegarmi come faccio a gestire questi attriti dovuti al fatto che io devo per forza aumentare del 40% i costi - ha infatti sottolineato il manager - Noi abbiamo fatto i compiti, abbiamo lavorato duramente perché tutte le nostre componenti fossero adatte alle nuove regole che voi avete votato: noi siamo pronti, non chiederemo modifiche ma di garantirci stabilità su quanto deciso, per poter lavorare per servirvi». E lanciando poi un guanto di sfida sugli impianti presenti in Italia, a partire da Termoli. «Se vogliamo mantenere i nostri impianti, dobbiamo vendere i nostri veicoli a un prezzo accessibile alla classe media altrimenti non avremo volumi necessari per riempire le fabbriche», ha chiosato.
«Il suo intervento è del tutto insoddisfacente e deficitario perché non ci ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti, nulla di puntuale sugli investimenti in ricerca, tecnologia e sviluppo, nulla di più specifico su questioni all’ordine del giorno e di estrema importanza per i nostri lavoratori - ha risposto il leader M5S Giuseppe Conte - Non ci ha fatto capire quali sono le strategie che state perseguendo per quanto riguarda le delocalizzazioni: è chiaro che, se nel vostro scenario strategico è importante continuare a investire in Polonia e Marocco, in Italia non c’è nessun futuro». E ancora: «Gli incentivi li avete già presi dallo stato italiano, garanzie le avete già prese», ma «non avete mantenuto uno degli impegni sui livelli occupazionali. Quali investimenti avete fatto? Superata la bufera della pandemia non avete trovato nulla di meglio che estinguere quel prestito pur di non mantenere gli impegni», ha sottolineato Conte.
In ballo c’è anche la mozione sull’automotive presentata da Calenda, Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli. «Il governo in questi mesi non ha avuto il coraggio di avanzare a Stellantis alcune richieste semplici e chiare - ha spiegato Calenda - Nella nostra mozione chiediamo la predisposizione di un pacchetto di iniziative a supporto della filiera produttiva automotive».