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renzi autogrill belloni
C’erano una spia, un politico e una passante che fa un video. Messa così, sembra l’inizio di una barzelletta. Ma per Matteo Renzi (il politico) quell’incontro con Marco Mancini (la spia) avvenuto nel dicembre 2020 all’autogrill di Fiano Romano - nel mezzo di una crisi che di lì a poco porterà alla caduta del secondo governo Conte - e filmato da un’insegnante (la passante) che poi gira le immagini alla trasmissione Report non si conclude con una risata. Anzi l’ex premier, convinto di essere stato pedinato e non filmato casualmente da un comune cittadino, pretende chiarezza.
E dopo aver querelato il programma televisivo punta il dito contro la numero uno dei servizi segreti Elisabetta Belloni, a cui dedica alcuni passaggi della sua ultima fatica editoriale, Il Mostro. «La direttrice dei servizi segreti ha deciso nella primavera del 2022 di opporre il segreto di Stato fino al 2037 durante l’interrogatorio come testimone all’interno di indagini difensive a cui è stata sottoposta a seguito della strana vicenda Report- Autogrill», scrive l’ex premier, evidentemente convinto che dietro quella scelta di Belloni si celi una piccola vendetta per aver bloccato l’elezione della direttrice dei servizi al quirinale nel gennaio scorso.
Infatti in Tv, da Giletti, rincara: «Io so che è stato opposto il segreto di Stato dalla dottoressa Belloni, quattro mesi fa, la stessa persona che io ho fatto fuori dalla corsa al Quirinale. Io ho fatto un battaglia contro Elisabetta Belloni al Quirinale in modo molto trasparente, una battaglia politica perché secondo me chi è al vertice dei servizi non può andare al Quirinale. Su quello che è successo dopo, chiunque potra farsi delle domande».
Domande a cui, a stretto giro, risponde Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai Servizi, che chiarisce: «L’opposizione al segreto di Stato è stata confermata dal Presidente del Consiglio (Mario Draghi, ndr) nel giugno 2022». Non solo, «essa è avvenuta nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria, in relazione alla sola esigenza di tutelare la funzionalità dei Servizi, e per scongiurare il rischio di violarne la necessaria riservatezza. Il segreto di Stato è stato peraltro a suo tempo comunicato all’ambito istituzionale proprio, costituito dal Copasir, nei termini di legge», spiega Mantovano.
Bene, ma per Renzi anche in questa precisazione le anomalie non mancano, perché ancor prima della «nota di Mantovano» era stato il conduttore di Report Sigfrido Ranucci a fornire sui social i dettagli dell’interrogatorio di Belloni e le ragioni del segreto di Stato. «Come fa a saperlo?», si chiede il leader di Iv. «La settimana prossima procederò a formalizzare una denuncia per violazione del segreto istruttorio». In ogni caso, «non ho gli elementi per valutare perché Draghi abbia messo il segreto di Stato», dice Renzi. «Ne prendo atto, io non ho fretta che sia nel 2022, nel 2023 o nel 2037, la verità di quello che è successo in quelle ore verrà fuori, perché le indagini prima o poi finiranno».