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Il web è una risorsa, ma bisogna imparare a difendersi dai suoi pericoli nascosti, considerando che nel solo mese di maggio gli attacchi informatici in Italia hanno toccato la soglia di 140 al giorno. Il Garante della privacy, Antonello Soro, ha lanciato il suo allarme in occasione della presentazione della Relazione dell’attività svolta dalla sua Authority nel 2017: «In un mondo dove tutto di noi sarà sempre più connesso, saremo sempre più vulnerabili, perchè ogni oggetto con cui veniamo a contatto può diventare il canale di accesso per un attacco informatico, per una violazione della nostra persona», e ancora «Le straordinarie potenzialità delle nuove tecnologie esigono uno statuto di regole capace di restituire alla persona quella centralità altrimenti negata dall’economia fondata sullo sfruttamento dei dati: materia prima di un nuovo capitalismo estrattivo alimentato da frammenti, spesso delicatissimi, della nostra vita».
Tra i rischi del web che minano alla vita democratica dei Paesi, il garante ha elencato anche le fake news. «Nella società disintermediata ciascuno diviene al tempo stesso fruitore e produttore di informazione, con un indubbio potenziamento della libertà di espressione ma con il rischio, per converso, di una generale sottovalutazione dell’importanza dell’attendibilità delle notizie diffuse, della loro qualità, esattezza, correttezza», ha ragionato Soro, evidenziando come a fare le spese di questa informazione distorta «sono spesso i bersagli dell’hate speech o di campagne diffamatorie, scelti generalmente quali capri espiatori in ragione di proprie vulnerabilità». Per difendersi da questo, le armi sono due: un sistema dei media che sia attento e la protezione dei dati personali. «Il buon giornalismo è la ricetta migliore per contrastare le fake news e il ruolo del giornalista si carica ulteriormente di responsabilità nel fornire un’informazione corretta e rispettosa dei diritti altrui: un faro da seguire per orientarsi tra le post- verità. La protezione dati deve rappresentare, in questo senso, uno dei criteri regolativi essenziali per l’attività giornalistica: il necessario complemento di un’informazione tanto libera e indipendente, quanto rispettosa della dignità della persona», ha spiegato il Garante. Soro ha poi sottolineato come i governi abbiano troppo a lungo sottovalutato i rischi del web, permettendo di fatto la nascita di oligopoli online: «In un regime privo di regolamentazione, i grandi gestori delle piattaforme del web hanno scritto le regole, promuovendo un processo inarrestabile di acquisizioni e concentrazioni». Per questo, «l’assunzione da parte dell’Unione europea di un unico quadro normativo in tema di protezione dati è una scelta densa di conseguenze politiche, che proietta l’Unione su una linea di avanguardia. Il nuovo quadro giuridico europeo ha, infatti, il merito di porre al centro dell’agenda politica le implicazioni del digitale sulla libertà, l’autodeterminazione, l’identità: definita, questa, sempre più a partire dalle caratteristiche che altri - nel nome del primato degli algoritmi ci attribuiscono, scrivendo per noi la nostra storia».
Sul fronte italiano, il Garante si è espresso anche sul tema del decreto di riforma delle intercettazioni approvato nella passata legislatura: «Contiene innovazioni importanti, limitando, sotto il controllo del pubblico ministero, l’ingresso nel fascicolo processuale di conversazioni irrilevanti, così rafforzando le garanzie di riservatezza soprattutto dei terzi, nel rispetto del contraddittorio e senza per questo indebolire i poteri investigativi». Per questo, l’auspicio è che il nuovo governo «non abbandoni i principi fondanti di una riforma che contribuisce a coniugare privacy ed esigenze di giustizia».