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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI
Forse se Elon Musk fosse rimasto un privato cittadino, ancorché molto potente, il capo dello Stato italiano avrebbe potuto non rispondere al suo intervento a gamba tesa non su una specifica scelta di un governo ma addirittura sugli assetti istituzionali e l'equilibrio tra i poteri di uno Stato. Ma da questa mattina Musk è a tutti gli effetti un esponente di spicco della prossima amministrazione americana, capo del dipartimento Efficienza governativa: i suoi post provengono da quello che sta per essere il governo degli Stati Uniti.
Magari, se a Musk avesse risposto con la dovuta fermezza chi di dovere, cioè i governanti, il presidente della Repubblica avrebbe avuto maggiori margini di scelta. Ma così non è stato. Solo Lupi, leader minore del centrodestra, e Rampini, che da un pezzo si è qualificato come il migliore in campo tra i Fratelli, hanno replicato con la necessaria drasticità al braccio destro di Donald Trump. Salvini ha fatto la ola e applaudito l'intervento a gamba tesa. Meloni è rimasta muta.
Non che quel primo commento le avesse fatto particolarmente piacere. A Chigi avevano apprezzato il sostegno ma senza nascondersi la situazione imbarazzante nella quale quel sostegno precipitava la premier: "Così però sembriamo commissariati". Però l'amico Elon è la carta vincente di Giorgia nel terremoto politico e diplomatico che seguirà l'inseidamento di Trump. Se von der Leyen tiene duro nonostante la minaccia socialista di affossare la sua commissione è anche perché sa che il solo canale di comunicazione con la Casa Bianca di cui la Commissione potrà disporre, non potendosi certo affidare ai buoni uffici di Victor Orbàn, è proprio la leader italiana.
Si capisce quanta poca voglia abbia l'inquilina di Chigi di rovinarsi i rapporti con Musk e perché preferisca tacere. Anche dopo l'intervento del presidente, a botta calda non è andata oltre un anonimo «Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica». Meno di zero.
Infine Mattarella avrebbe potuto in teoria glissare se quella di Musk fosse rimasta una sorta di battuta estemporanea. In realtà non è così. Il presidente aveva deciso di rispondere prima del secondo commento del tycoon contro i magistrati italiani, quello sull'Italia guidata da "oligarchi non eletti da nessuno". Il comunicato del Colle stava per essere inviato quando è arrivata la terza mazzata di Musk, dal momento che anche il post di martedì sera sulla Ong Sea Watch "organizzazione criminale" suona come ingerenza diretta negli affari italiani.
In ogni caso se anche avesse deciso di restare in silenzio dopo il primo affondo, l'inquilino del Quirinale non avrebbe potuto far finta di niente dopo gli altri due. Perché a questo punto è chiaro che quella del sudafricano di Washington è un'offensiva mirata.
Se l'intenzione di mettere i piedi nel piatto della politica italiana è evidente, le motivazioni lo sono molto di meno. Potrebbe trattarsi di interessi industriali: il padrone di Tesla e di X sta pianificando con la premier una sorta di suo sbarco in Italia e potrebbe voler avere le mani libere da ingerenze della magistratura nei suoi affari. Potrebbe figurare tra quelle motivazioni l'intenzione di mettere la premier alle strette costringendola ad abbandonare la postazione mediana tra destra radicale e popolari che ha occupato in Europa.
E' Steve Bannon a dire che per avere buoni rapporti con Trump la leader di FdI dovrebbe tornare a essere quella che era quando il suo partito stava al 3% ma non è affatto detto che a pensarla così sia solo Bannon. Però non si può neppure escludere una visione politica. Musk, a differenza di Trump, non è un classico isolazionista americano. Se nella amministrazione prossima ventura c'è qualcuno che potrebbe covare una visione non limitata alla sponda americana dell'Atlantico, quello è lui. Forse non va troppo lontano dal vero Beppe Grillo che nel suo blog posta un articolo del sociologo Isaac Barrow dal significativo titolo "Musk, Grillo e il Movimento 50 Stelle".
Ma i calcoli di Elon Musk, quali che siano, non incidono sulla ferma barriera che Mattarella ha eretto con parole e toni più che fermi: "L'Italia è un grande Paese democratico che sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione. Chiunque, particolarmente se in procinto di assumere un ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni".
L'ultima frase sembra quasi una staffilata rivolta alla sovranista che stavolta dimentica di difendere le basi stesse della sovranità nazionale e il presidente ci tiene a segnalare che un messaggio simile aveva diffuso anche il 7 ottobre 2022, quando a esorbitare erano stati rappresentanti del governo francese. Perché la difesa della sovranità non può dipendere dalla vicinanza politica o meno di chi a quella sovranità sogna di attentare.