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Caccia senza quartiere ai parcheggiatori abusivi. C’è anche questo in uno degli emendamenti al decreto sicurezza urbana, in discussione ieri alla Camera.
La proposta, presentata dal parlamentare del Pd Alessandro Naccarato, prevede di rendere perseguibile penalmente l’attività dei parcheggiatori abusivi, con una pena che va da uno a tre anni in caso di reiterazione del reato. Nel caso di parcheggiatori sorpresi per la prima volta, invece, scatta la «sanzione amministrativa da 771 euro ad euro 3.101». In ogni caso, è prevista la sanzione accessoria della confisca delle somme percepite.
L’esame degli emendamenti al testo base, il cosiddetto “decreto Minniti”, durerà almeno un paio di giorni, ma già si sono levate le prime critiche di Sinistra Italiana: «Puro marketing elettorale».
Caccia ai parcheggiatori abusivi. C’è anche questo in uno degli emendamenti al decreto sicurezza urbana in discussione ieri alla Camera: la proposta, che trasforma l’attività dei parcheggiatori abusivi in un reato punito col carcere da uno a tre anni, è stata depositata dal parlamentare del Pd, Alessandro Naccarato ma era già stata sollecitata dal presidente dell’Anci, Antonio De Caro.
La modifica, che è stata presentata in Aula, supera per afflittività l’emendamento già approvato in Commissione che prevedeva la pena del Daspo: i parcheggiatori abusivi sorpresi a farlo per la prima volta sono puniti «con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 771 ad euro 3.101. Se nell’attività sono impiegati minori, o nei casi di reiterazione, la sanzione amministrativa pecuniaria è aumentata del doppio».
Se il parcheggiatore abusivo viene colto nuovamente in questa sua attività scatta «la reclusione da uno a tre anni». In ogni caso si applica la sanzione accessoria della confisca delle somme percepite. Il testo base di cui è in corso l’approvazione alla Camera è il cosiddetto decreto Minniti: 18 articoli, in cui si rafforzano i poteri di ordinanza dei sindaci, aumentano i servizi di controllo sul territorio, si introduce l’obbligo per i vandali di ripristinare i luoghi danneggiati e la possibilità di imporre il “Daspo urbano”, ovvero il divieto di frequentare determinate aree ai soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale, come lo spaccio.
Non solo, il daspo per “accattoni”, prostitute e alcolisti potrà scattare a prescindere da eventuali condanne penali, in seguito ad una specifica ordinanza del primo cittadino, competente ad individuare aree del centro storico di “particolare pregio e interesse turistico” da tutelare anche con la messa al bando degli indesiderati.
Infine, arriva anche la previsione di nuove misure per prevenire le occupazioni arbitrare degli immobili da parte dei prefetti. Norme severissime, seppur di carattere amministrativo e il risultato di precise richieste dell’Anci. «Questi strumenti rafforzano il potere dei sindaci e difendono il decoro delle città», aveva spiegato, dopo il varo del Consiglio dei Ministri, il ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Ora, L’Aula approverà ulteriori emendamenti al testo, che spaziano dall’equo indennizzo per la polizia locale all’estensione del daspo per gli spacciatori di stupefacenti anche ai luoghi adiacenti alle scuole e alle università. Modifiche anche alle spese degli enti locali: la commissione Bilancio a Montecitorio ha reso parere favorevole su un emendamento che prevede una spesa per i comuni di 7 milioni di euro nel 2017 e di 15 ogni anno nel 2018 e 2019 per installare sistemi di videosorveglianza. Vista la mole di modifiche presentate, è probabile che l’esame non si concluda prima della prossima settimana.
Il decreto ha sollevato aspre critiche, soprattutto da parte di Sinistra Italiana: «Il decreto sicurezza urbana e contrasto all’immigrazione ( in discussione al Senato ndr) vanno nella stessa direzione: un approccio securitario in cui si tenta di rincorrere la Lega Nord per mero marketing elettorale», è il duro commento dei capogruppo, Loredana De Petris e Giulio Marcon, durante la conferenza stampa convocata insieme a Pippo Civati, di Possibile. «Un approccio reazionario a temi come povertà e immigrazione che introducono elementi di imbarbarimento e di incostituzionalità», ha sottolineato Marcon.