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European Commission President Ursula von der Leyen speaks during a media conference on the defense package at EU headquarters in Brussels, Tuesday, March 4, 2025. (AP Photo/Virginia Mayo) Associated Press/LaPresse
Nessun colpo di scena, a Strasburgo, sull'esito finale del voto sulla risoluzione sulla difesa Ue presentata da Ursula von der Leyen, a dispetto delle divisioni interne ai partiti e alle coalizioni nazionali.
Il documento (non vincolante), infatti, è stato approvato dall'aula del Parlamento europeo con 419 voti a favore, 204 voti contrari e 46 astensioni. Si tratta, più precisamente, di una risoluzione sul Libro bianco della difesa che la Commissione europea presenterà il 19 marzo, e che conterrà il piano ReArm Europe, su cui si sta in questi giorni focalizzando un dibattito a tratti incandescente sia a livello comunitario sia nei parlamenti nazionali.
Il testo parla infatti di «momento storico per la difesa europea», e attraverso di esso l'Europarlamento accoglie «con favore» il piano di riarmo illustrato dalla presidente della Commissione, affermando «l’idea che gli Stati membri dell’Ue debbano aumentare i finanziamenti per la difesa e la sicurezza a nuovi livelli» e la necessità di aumentare la spesa per la difesa almeno al 3% del Pil. Il Parlamento europeo ribadisce anche il sostegno all’Ucraina e «invita gli Stati membri dell’Ue, i partner internazionali e gli alleati della Nato a revocare tutte le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo».
Il Parlamento europeo, inoltre, registra «un cambiamento nella politica estera degli Stati Uniti, poiché l’amministrazione Trump sta proponendo la normalizzazione dei legami con la Russia e sta diventando sempre più chiaro che l’Europa deve rafforzare la propria sicurezza e difesa per poter aiutare l’Ucraina a difendersi». La Russia, secondo la risoluzione, «sostenuta dai suoi alleati Bielorussia, Cina, Corea del Nord e Iran, rappresenta la minaccia diretta e indiretta più significativa per l’Ue e la sua sicurezza».
Come detto, si è trattato di un voto trasversale poiché, per quanto riguarda le delegazioni italiane, a favore si sono schierati FdI, Forza Italia e metà del Pd (10 su 22 eurodeputati), mentre hanno votato contro Lega, M5s e Avs, a definire un quadro quasi perfettamente rimescolato, con la faglia tra scettici e favorevoli che ha attraversato il Pd.
Va detto anche che 13 eurodeputati dem hanno votato contro il paragrafo 68 della risoluzione, corrispondente alla parte che esprime il massimo favore a ReArm Europe, mentre FdI aveva chiesto di cambiare il nome da ReArm Europe a Defend Europe.
Per quanto riguarda il voto degli eurogruppi, il Ppe ha votato compatto per il sì, mentre al Pse (che ha votato a favore) mancano le undici astensioni degli italiani. Anche ai Verdi, che hanno votato a favore, mancano otto voti, di cui quattro italiani, mentre i Conservatori si sono spaccati tra favorevoli (Fdi e i belgi del N-Va) e contrari (i polacchi del Pis). Compatti nel no la Sinistra, i Patrioti e i tedeschi dell'AfD.