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Galvanizzato dalla piazza di San Giovanni in Persiceto, ebbro degli applausi mentre proclamava che si sarebbe fatto processare per il caso Gregoretti ma che sarebbe servito un tribunale abbastanza grande da ospitare «la maggioranza degli italiani», Matteo Salvini ha fatto un altro proclama. Ad essere tanti, infatti, non saranno solo gli italiani, ma anche i suoi avvocati: «Mi difenderanno cinquecento o mille avvocati che si metteranno a disposizione», ha tuonato il leader del Carroccio, annunciando che sarà aperto «un indirizzo email per tutti gli avvocati italiani che vorranno partecipare alla difesa». Per rimanere nel faceto, vien da chiedersi come abbia reagito il suo difensore di fiducia, Giulia Bongiorno, a vedersi affiancare tal schiera di colleghi. Anzi forse proprio lei potrebbe finire messa all’angolo in quanto consigliera della strategia difensiva appena gettata alle ortiche: lei (ben conscia che il processo penale è una cosa seria come lo sono gli anni di pena) che era stata pragmatica ispiratrice del prudente passo indietro dal processo per il caso Diciotti. Con buona pace del valore del mandato difensivo (e dell’equo compenso per la prestazione professionale), agli avvocati italiani viene chiesto di “imbucare” la loro proposta difensiva: le iscrizioni al talent legale sono aperte, sotto a chi tocca.