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L'ex magistrato e senatore Roberto Scarpinato
Il limite dell’uso delle intercettazioni di 45 giorni è «un atto politico destinato a indebolire la capacità dello Stato di garantire un efficace contrasto alla criminalità». Di più: «È una scelta che avrà ricadute sulla qualità della nostra convivenza civile». E poi l’affondo: «Il governo Meloni e la maggioranza vogliono smantellare selettivamente uno dietro l’altro tutti gli anticorpi, tutti i presidi dello Stato contro il dilagare della criminalità dei potenti».
Parole forti, vibranti, appassionate; come del resto è appassionato il senatore della Repubblica Roberto Scarpinato, l’autore di quei virgolettati. Eppure, ironia della sorte ed eterno destino dei grandi moralizzatori, nelle stesse ore in cui l’ex procuratore Scarpinato difendeva in Aula l’uso massiccio delle intercettazioni, la Verità cucinava un articolo nel quale l’intercettato era Scarpinato stesso.
E se quelle intercettazioni fossero vere si tratterebbe di una cosa assai grave. Secondo la ricostruzione della Verità, infatti, Scarpinato sarebbe stato pizzicato mentre discuteva con Gioacchino Natoli, l’ex pm accusato di favoreggiamento della mafia. Non propriamente una cosuccia da niente.
I due avrebbero concordato le risposte da fornire durante un’audizione sulla strage di via d’Amelio in Antimafia, pianificando di deviare l’indagine verso la pista dell’eversione nera. Ora, le registrazioni parlano chiaro. Scarpinato, che fino a poco tempo fa difendeva con ardore il suo strumento preferito per combattere il crimine organizzato, si trova impantanato in un guaio.
Ma lui non ci sta e si difende, denunciando attacchi “radicalmente falsi” e parlando di una campagna orchestrata su misura. A dire il vero non chiarisce se sia sua la voce registrata, ma di certo fa sapere che nelle sue conversazioni con Natoli (senza specificare quali) non ci sarebbe nulla di illecito.
Ma, e qui viene il bello, il fatto che un senatore si accordi con un “testimone” per presentare una versione cucita su misura in commissione Antimafia sarebbe - il condizionale è d’obbligo - un colpo durissimo per la credibilità di tutto il sistema. Ma di questo non possiamo esser certi, a meno che il Senatore Scarpinato non decida di dire chiaramente se quella voce intercettata fosse la sua. Ricordate il povero ragionier Fantozzi dell’accento svedese? Ecco, una cosa del genere.
Ma, amenità a parte, se fosse andata così, ovvero se l’ex procuratore avesse davvero concordato domande e risposte con Natoli, in quel caso la commissione Antimafia dovrebbe chiedergli un passo indietro. Per il bene della commissione, certo, ma anche per la credibilità stessa di Scarpinato.
In attesa che ciò avvenga il Pd bolla la questione come un “polverone” creato per distogliere l’attenzione dai problemi reali. Ma questa non è un notizia...