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L’uomo che da coordinatore nazionale trasformò Forza Italia da partito di plastica in partito radicato sul territorio, il già ministro dell’Interno e dello Sviluppo economico, che ha resistito a una vera e propria via crucis di vicende giudiziarie, nelle quali è risultato innocente ben 13 volte, si prende ora la rivincita politica nella sua Imperia. Claudio Scajola parla già da sindaco. Arrivato primo al ballottaggio, con il 35 per cento, in una battaglia in cui aveva contro tutto il resto del centrodestra ufficiale a trazione leghista ( Silvio Berlusconi per rispetto per “Claudio” non ha voluto però che fosse presentato il simbolo di Fi), ha sbaragliato con ben sette punti di distacco il candidato del governatore ligure azzurro Giovanni Toti, fautore del partito unico e ritenuto capo dei filoleghisti di Fi.
Onorevole Scajola, qual è il significato politico di questa sua ennesima sfida, stavolta in casa propria sia geograficamente sia politicamente?
Io ho deciso questa candidatura perché la condizione della mia città era di forte decadenza, con un’amministrazione comunale di sinistra e liste civiche che aveva fallito. Di fronte alla decadenza di Imperia ho avuto diverse sollecitazioni a mettermi a disposizione per aiutare la città. Ho deciso di farlo. Ma al di fuori degli schemi rigidi dei partiti perché in questo momento particolare dove la crisi dei partiti è molto forte ritenevo che l’amministrazione della mia città dovesse essere composta da persone con voglia di tirarsi su le maniche senza pregiudizi verso nessuno, senza preoccuparsi di quelle che erano state le loro preferenze alle elezioni politiche. Quindi, voto amministrativo e basta con l’obiettivo di parlare alla gente dei problemi di Imperia. Così è partita la mia candidatura che ha avuto molto consenso con quattro liste di persone di valore che si sono messe insieme. Quando poi si è trattato di presentare le diverse liste io mi sono dichiarato aperto a tutti e contro nessuno, nel senso della disponibilità ad avere con me anche partiti con i quali ho operato, penso in particolare a Forza Italia che ho contribuito a costruire. Invece… Invece?
Mi sono trovato proprio da parte del presidente della Regione Toti una ostilità preconcetta nei miei confronti.
Sbaglio o Toti la definì “una malattia” e commissionò un sondaggio che lei definì “patacca” secondo il quale lei avrebbe preso il 15 per cento?
Proprio così. Mi definì “una malattia”. Ma io sono andato avanti contro nessuno ma aperto a tutti per rilanciare Imperia, questo è il mio slogan.
Ora lei si è piazzato al primo posto al ballottaggio distanziando di 7 punti il candidato di Toti. Lei ha battuto quindi il modello di partito unico del governatore?
E’ un distacco molto, molto vasto. Io ho battuto innanzitutto la sinistra che non è andata al ballottaggio. Il centrodestra tradizionale lo ho sorpassato e quindi mettendoci la faccia con la mia posizione civica e la conoscenza che ho della mia città ho distanziato anche questo centrodestra che io chiamo centrodestra patacca.
Addirittura?
Sì, perché più che un centrodestra è un’alleanza costruita per il presidente della Regione Toti. Loro dicevano in giro che ci sarebbe stata una mia débacle, facendo uscire anche un sondaggio patacca secondo il quale sarei arrivato quarto, e invece il popolo imperiese mi ha scelto come primo al ballottaggio.
Lei ha anche un po’ svuotato la Lega.
E’ scesa in questi due mesi dal 20 al 7. E i Cinque Stelle dal 30 al 6.
Lei è rimasto in buoni rapporti con Berlusconi. Le ha telefonato?
Il nostro è un rapporto storico e antico. Il presidente Berlusconi non ancora, ma mi hanno chiamato Fedele Confalonieri e Gianni Letta ( oggi ndr) con il quale ho avuto una lunga conversazione. E poi tantissimi altri, apprezzando il coraggio e il successo che ho avuto. A dimostrazione che per riacquistare una credibilità la politica debba parlare con i cittadini dei problemi, avanzare proposte, cosa più convincente degli annunci e delle grida.
Da Imperia può venire un segnale anche a Forza Italia a livello nazionale, per un nuovo centrodestra che non sia a trazione leghista, parli ai moderati che non si riconoscono né nella Lega né nei Cinque Stelle? Insomma, quell’ “Altra Italia” di cui ha parlato Berlusconi?
Io ho dichiarato che voglio fare il sindaco e niente altro. Però è certo che da Imperia nasce un segnale che si può battere il populismo il sovranismo. Che è possibile riunire forze moderate e riformiste che abbiano la visione di una buona e giusta Europa. Con il rispetto della collocazione nelle alleanze storiche dell’Italia. Forze che sono convinto che siano ancora la maggioranza del Paese. Il problema è dare la possibilità agli italiani di avere un’ alternativa. Hanno vinto i populisti e i sovranisti perché non c’era un messaggio alternativo.
Lei da ministro dell’Interno avrebbe agito con il blocco deciso da Salvini?
Che l’Italia debba farsi sentire e debba essere aiutata dalla solidarietà europea non c’è dubbio. E che debba quindi riuscire ad avere più aiuto è giusto. I modi non so quanto siano costituzionalmente possibili e credo che non si possa gioire lasciando in mare delle vite umane.