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Salvini? Agisce «in maniera eversiva» e, in quanto tale, «dobbiamo invitare a boicottare gli ordini del Viminale, perché sono incostituzionali». Parola di Roberto Saviano, che mercoledì ha visitato Riace, il paese dell’accoglienza, al centro di aspre polemiche che hanno portato al blocco dei fondi. Un blocco che sta lentamente destinando «l’utopia della normalità» - così come fu definita dal regista tedesco Wim Wenders - alla morte. Le parole dello scrittore si riferiscono alla situazione della nave Diciotti, bloccata da giorni al porto di Catania con a bordo 177 persone. Un’occasione che è servita per riaprire uno scontro mai davvero chiuso tra l’autore di “Gomorra” e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, di nuovo accusato pubblicamente per la vicenda dei 49 milioni di rimborsi elettorali sottratti dalla Lega e i presunti rapporti tra il partito e la ‘ ndrangheta. «Stanno usando delle espressioni come business Riace - afferma Saviano . Che per fare cose ci sia bisogno di denaro lo sappiamo. Ma non è vero che tutto il denaro è uguale. La furbata è far passare la necessità di denaro come sporcizia. Ma la sporcizia è rubare, è evadere; sporcizia è portarsi via milioni e milioni di soldi dei rimborsi elettorali e riciclarli con i cartelli ‘ ndranghetisti» .
Il caso Diciotti e gli attacchi social
«Salvini prima o poi raggiungerà la consapevolezza di essere un ministro e che bisogna smettere di essere pagliacci e iniziare a diventare finalmente persone responsabili», spiega Saviano, parlando di «atto criminale» : tenere i migranti sulla nave in questo modo, spiega, è contro la legge. «Probabilmente dobbiamo invitare a boicottare gli ordini del Viminale perché sono ordini incostituzionali - aggiunge . Non so fin quando continuerà l’atteggiamento eversivo di Salvini». Ma soprattutto, secondo Saviano, quella del Viminale è una scelta comunicativa molto forte, che prescinde dal contenuto. Spiega così gli attacchi social, il mare di odio che, ad ogni polemica, lo travolge. «Il Viminale vede che attaccandomi attiva tutta una serie di presenze social di cui ha bisogno, quindi ad un certo punto diventa quasi indipendente dal contenuto l’attacco che ricevo sottolinea -. Ma non è un problema. Questo è la sorta di privilegio, che hanno anche i calabresi in molti casi, di quando ti devi con- frontare con i poteri criminali, assassini». È il caso della ‘ ndrangheta, spiega Saviano, della Camorra, nel suo caso. E quando si è attaccati dalla Camorra «per anni», aggiunge, «tutti gli altri ti fanno abbastanza ridere». Nessun timore per «un po’ di condivisioni social, la voce grossa», ma, anzi, più forza nel raccontare quello che sta succedendo. Soprattutto a Riace, da dove bisogna ripartire, rilancia Saviano. «Ci sarebbe da dire veramente a Salvini “vieni a vedere”, senza ironia e provocazione. Vieni a vedere se questo pezzo di sud davvero, secondo te, sta compromettendo lo sviluppo del mezzogiorno, se davvero sta togliendo diritti», aggiunge. Ma la strategia di Salvini, secondo lo scrittore, è destinata a fallire. «Sono sicuro che il mare di consensi si chiuderà su di lui - spiega -. Si tratta solo di capire quando, a che prezzo e con che danni».
Il caso Riace
È il sindaco Mimmo Lucano, alias “il curdo”, a raccontare cosa sta accadendo. Il blocco dei fondi, deciso dal Viminale e dalla Prefettura di Reggio Calabria, sta infatti portando il progetto al fallimento, con un accumulo di debiti che ha spinto il primo cittadino ad uno sciopero della fame, condiviso con migranti e volontari, tutti decisi a non lasciar morire «il sogno di Riace». Una comunità, afferma Lucano, con una coscienza nuova, che conosce le vittime. «Le persone di Riace daranno un contributo per salvare il mondo, questa è l’opera pubblica più importante che abbiamo fatto - urla col microfono in mano -. Molti dicono che con Saviano a Riace, forse, i rapporti con Salvini si inaspriranno. Ma io dico che in questa terra bisogna parlare chiaro. Noi facciamo paura perché ribaltiamo il teorema che vuole l’immigrazione come problema di ordine pubblico, di sanità, di lavoro. Riace è un concetto pericoloso, perché se è stato possibile a Riace, ultimo tassello sociale, in un territorio così difficile, allora è possibile ovunque». Nessuna limitazione della libertà può essere tollerata, per il “curdo”: «tutti hanno i miei stessi diritti e doveri, anche appena arrivano. Non mi serve un foglio di carta: le persone vengono prima delle carte. Chi pensa il contrario guardi negli occhi quei bambini dice indicando i ragazzini stranieri che giocano per le strade - e dica loro: “te ne devi andare”. Venga a vedere cosa significa».
La critica alla sinistra
Mentre Lucano si dichiara «di estrema sinistra», Saviano chiama a raccolta i democratici, tracciandone i difetti e lanciando una proposta: ripartire da Riace come manifesto. «Il boicottaggio che sta avvenendo verso Riace è di tipo politico - spiega -. Perché questo miracolo è uno snodo storico. I democratici si sono fatti sfuggire colpevolmente lo Ius soli. Dare diritto ed essere italiano ad un bambino di dieci anni che sta già a scuola, che parla italiano, che è nato qui, è cresciuto qui, toglie diritti a qualcuno? No. L’esistenza di Riace e del suo modello sta togliendo a qualcuno? No». Il sud, con il modello Riace, ha mostrato «che l’arrivo di nuove generazioni non ha invaso, bloccato, complicato, ma ha rilanciato un paese. Gli ha dato nuova vita, non scacciando quella che già c’era, ma moltiplicandola». Non si può fare a meno di Riace, dunque, «perché è la prova concreta che si è riusciti a far ripartire un pezzo d’Italia e che pezzo d’Italia». Secondo lo scrittore, l’errore più grave delle sinistre è aver ignorato proprio realtà come queste e «aver preferito legarsi ai potentati, a figure che hanno spesso portato avanti il gioco dello scambio dei voti». Follia che ha portato un territorio insultato perennemente dalla Lega «a farsi usare nuovamente dalla Lega stessa. Prima veniva usato come modello di infamia - i terroni che vengono al nord, che rubano -, utilissimi per dire “noi e non loro”. Oggi invece no, servono i meridionali - aggiunge -, la loro fame, la loro rabbia, perché ci servono i voti per andare a comandare. Quindi d’improvviso i meridionali diventano il centro della politica leghista, dopo che nella campagna elettorale non c’è mai stato un cenno vero al sud».