Nel day after dell'intervista di Gennaro Sangiuliano al Tg1, a Palazzo Chigi la speranza è che questa sia servita, almeno nell'immediato, a calmare le acque. Da questo punto di vista, il dato degli ascolti e dello share ottenuto dal più popolare telegiornale italiano nei 18 minuti in cui il direttore Gianmaro Chiocci ha raccolto la “confessione” del ministro sulla sua relazione sentimentale con Maria Rosaria Boccia, sono stati letti in maniera positiva, nella convinzione che nei telespettatori l'aspetto umano e l'empatia abbiano prevalso sulle implicazioni politiche.

Inoltre, il post con cui Boccia ha replicato all'intervista, dopo che Sangiuliano ha ribadito di non essere ricattabile e ricordato che la pubblicazione di chat private sarebbe un reato, è sembrato meno incisivo dei precedenti e quindi confermare l'impressione che ammettere la passata liaison tra i due abbia raggiunto l'obiettivo di disinnescare la potenziale minaccia di future rivelazioni imbarazzanti per il titolare del Collegio Romano. Una lettura ottimistica, poiché nelle ultime ore sono circolate indiscrezioni su un possibile salto di qualità comunicativo dell'imprenditrice campana, che avrebbe deciso di non limitarsi più ai propri profili social ma di rilasciare interviste ai media mainstream.

Giorgia Meloni, come è noto, ha tenuto il punto e avrebbe respinto le dimissioni del ministro per non sacrificarlo sull'altare del gossip agostano rilanciato da quotidiani e da siti scandalistici ma, al netto delle questioni più sostanziose (come il possibile utilizzo di soldi pubblici) che Sangiuliano ha energicamente escluso, resta un problema di autorevolezza che la presidente del Consiglio non mancherà di affrontare. I tempi della “verifica” sull'ex-direttore del Tg2 sono in una certa misura obbligati: tra i motivi per respingere le dimissioni nell'immediato, il più solido è stato l'imminenza del G7 della cultura, in programma dal 19 al 21 settembre a Napoli.

Un appuntamento al quale l'Italia non avrebbe potuto presentarsi con un ministro appena arrivato e impreparato sui dossier relativi al vertice. Se i fatti confermeranno che Sangiuliano è sopravvissuto, anche se con ingenti danni collaterali, alla fase acuta della tempesta, dopo l'evento internazionale Meloni avrà il tempo di confrontarsi coi sui collaboratori più stretti e decidere il da farsi. La finestra temporale più appropriata, in questo senso, appare quella che si aprirà quando la nomina a commissario Ue di Raffaele Fitto sarà ufficiale, verosimilmente all'inizio di novembre. La premier, a quel punto, potrebbe vincere la propria ritrosia ad apportare variazioni alla composizione dell'esecutivo ed eventualmente sostituire Sangiuliano.

Due mesi, d'altra parte, sono un lasso di tempo sufficiente per verificare se il ministro si sarà definitivamente messo al riparo da rivelazioni giuridicamente sensibili e soprattutto se la sua figura, ora decisamente danneggiata, avrà recuperato qualche punto di autorevolezza. Nell'intento di tornare a una parvenza di normalità, nelle ultime ore dal Mic hanno ripreso a diffondere note strettamente legate all'attività ministeriale di Sangiuliano: ieri pomeriggio molto rilievo è stato dato all'incontro col sottosegretario all'Economia, Federico Freni, «per esaminare le proposte relative al settore della cultura da inserire nella prossima Legge di Bilancio».

E in effetti, un'altra scadenza per decidere se tenere o meno il ministro nel governo potrebbe essere la fine della sessione di bilancio, con l'approvazione della manovra. A quel punto, l'eventuale sostituzione slitterebbe a dopo le festività natalizie, e la cosa potrebbe riguardare anche la casella del Pnrr, con l'interim delle deleghe a Meloni per qualche settimana e poi il loro eventuale spacchettamento tra sottosegretari, oppure l'individuazione di un sostituto dell'ex-governatore pugliese.

Intanto, l'opposizione cerca di tenere alto il pressing su Sangiuliano, moltiplicando le richieste di riferire in Parlamento alla prima occasione possibile. Il deputato di Avs Angelo Bonelli, inoltre, ha riproposto una specialità della casa, presentando un esposto alla polizia di Montecitorio per peculato e rivelazione di segreto d'ufficio. La presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia, del M5s, ha infine fatto sapere che convocherà la prossima settimana un ufficio di presidenza per calendarizzare una seduta in cui verrà affrontata la questione dell’intervista al Tg1, in seguito a diverse richieste in questo senso da parte dell’opposizione.