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A Matteo Salvini che gli aveva detto «Silvio, lascia fare a me, fidati» il Cav che, stavolta lo aveva davvero lasciato fare e si era comportato come una sorta di bravo scolaretto silente accanto al leader leghista, a sera Berlusconi può ben dire: «Visto Matteo? E’ andata come ti avevo detto. Qui, c’è un unico veto ed è quello dei Cinque Stelle su di me e sul mio partito. Un veto immodificabile. Non dipende da me, non sono io che non voglio dare un governo al Paese. Quel Di Maio è proprio un irresponsabile». Ma Salvini rilancia: «Basta, ora mi metto in campo io. O la va o la spacca». Insomma, il leader leghista sembra pronto ad accettare un incarico a candidato premier?
La linea della responsabilità quasi ai limiti dell’arrendevolezza esibita dal leader azzurro, «comportamento da statista», aveva detto la sera prima il portavoce dei gruppi Giorgio Mulè, ottiene come risultato alla fine che Salvini vada a sbattere contro i veti pentastellati. E che ora «i Cinque Stelle non hanno più alibi davvero», dicono dentro Fi. Dunque, «l’ultimo appello alla responsabilità» da parte di Salvini si infrange contro le parole ultimative con le quali Luigi Di Maio ribadisce il diktat: «Il contratto di governo si fa solo con la Lega, non mi siedo al tavolo con Berlusconi e Giorgia Meloni, Forza Italia e Fratelli d’Italia se vogliono possono solo dare un appoggio».
E stavolta nessuno può imputare il risultato negativo a qualche improvvisato show di Berlusconi. Il quale, di fatto, a dire il vero stavolta un mini- show lo fa comunque mentre Salvini parla a Palazzo Giustiniani, dopo le consultazioni con Elisabetta Casellati. Convinto ormai da giorni che tanto il veto nei suoi confronti e di Forza Italia è immodificabile, che quel muro non cadrà mai, a un certo punto mentre Salvini parla Berlusconi chiude gli occhi come fessure, dando l’idea a metà di essere concentrato e per l’altra metà di star mimando una sorta di pennica. Alla fine, sotto lo sguardo un po’ terrorizzato di Meloni e di Salvini, si avvicina al microfono a Palazzo Giustiniani, si trattiene un attimo, creando volutamente suspence, e sorridente dice ai cronisti: «Buon lavoro». E agli alleati con fare un po’ annoiatato: «Sì, sì, arrivo…».
Come dire: state tranquilli. Evidentemente lui aveva già messo in conto come sarebbe andata a finire. La strategia è frutto di una lunghissima infinita discussione nella “whar room” permanente allestita a Palazzo Grazioli, dove Gianni Letta e gli altri big gli avrebbero ripetuto più volte: «Silvio, al governo ci si va o con pari dignità di Forza Italia o sennò qui è meglio l’opposizione». Nel frattempo, dopo che la sera prima di fatto attraverso la carta Casellati il Cav aveva ottenuto l’affossamento del governo Lega e Cinque Stelle Berlusconi lasciava fare Salvini. Il quale sarebbe stato raggiunto da Di Maio già di mattina presto con una telefonata in cui il capo politico pentastellato ha proposto di lavorare a un programma sulle cose da fare prima ancora di stabilire chi farà il premier. A questo punto nei Palazzi della politica è circolato persino il gossip secondo il quale si poteva essere a un passo dalla caduta del muro su Silvio da parte dei Cinque Stelle, che avrebbero potuto accettare Forza Italia con pari dignità nel governo in cambio però del riconoscimento politico da parte di Berlusconi agli stessi Cinque Stelle con Di Maio premier. E al tempo stesso si dava quasi per scontato «l’appoggio esterno di Fi al governo Salvini-Di Maio».
Un appoggio che però da dentro Fi veniva costantemente smentito. Mentre un certo bombardamento mediatico diceva il contrario. Poi, le parole di Di Maio. E la decisione di Berlusconi a quel punto di partire quanto prima per il Molise. A riattaccare di nuovo a testa bassa i Cinque Stelle. La nota dettata dal Cav e che viene presentata come comunicato di Forza Italia è chiara: «Il supplemento di veto pronunciato dal Movimento 5 Stelle dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell’ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani. Il centrodestra unito e Forza Italia hanno invece dimostrato di essere pronti e compatti nella volontà di dare le risposte che il Paese necessita». Firmato Forza Italia. Salvini parla solo più tardi. E ribadisce soltanto: «Il governo si fa tutto con il centro destra. No ai diktat». Poi, una frase sibillina: «Qualcuno qui tifa per un governo tecnico». Rivolta a Berlusconi che ha di fatto aperto al governo del Presidente? Evidentemente il leader leghista spera ancora di guadagnare tempo e tornare al tavolo di trattativa sia con Di Maio sia a quello interno con Berlusconi forte del risultato elettorale alle regionali del Friuli e del Molise. Ma Di Maio sembra essere già stato a sufficienza chiaro. «Aveva un’unica occasione per fare il premier e questa solo Berlusconi avrebbe potuto concedergliela. Ma Di Maio ha dimostrato tutta la sua immaturità», chiosa con Il Dubbio la deputata azzurra Michaela Biancofiore.