Dopo la giravolta di Trump sui dazi, a via Bellerio si ostenta soddisfazione, ma in realtà la novità scombina leggermente i piani strategici degli esponenti del Carroccio. Non che Salvini e i suoi fossero favorevoli alla stretta imposta alle importazioni dal presidente Usa, ma da qualche giorno la vis polemica si era concentrata su due fronti: il primo è l'inasprimento del consueto attacco all'Ue e alle sue politiche green, colpevoli a loro avviso di aver messo in crisi interi comparti produttivi, soprattutto nel nostro paese sulla componentistica per l'automotive.

Il secondo è la richiesta che il nostro governo avvii trattative bilaterali con gli Stati Uniti per ottenere un trattamento di favore, o magari un'esenzione totale per alcuni prodotti, con un'attenzione particolare per la filiera agroalimentare. L'annuncio del congelamento per almeno 90 giorni delle severe tariffe rese note solo una settimana fa, se messo in relazione con la missione americana della premier Giorgia Meloni, cambia – e non di poco – le carte in tavola e di conseguenza le interazioni nel centrodestra.

Anzitutto, l'inquilina di Palazzo Chigi tira un sospiro di sollievo sul versante europeo, perché potrà ricoprire appieno di mediatrice, avendo un reale margine di manovra, e soprattutto potrà ragionare con Trump senza la spada di Damocle dei controdazi europei, i quali sarebbero scattati inesorabilmente, nel caso della conferma di quelli a stelle e strisce. Di riflesso, l'escalation anti- Ue del Carroccio dovrà necessariamente far segnare una pausa, in attesa di sviluppi.

Per il momento, alcune dichiarazioni di giornata lasciano intuire un certo disorientamento e un atteggiamento guardingo dei leghisti, intenti in ogni caso a non mollare la presa su Bruxelles. Non manca una nota d'orgoglio, quando si sottolinea l'intervento critico sui dazi fatto da Elon Musk nel suo collegamento col congresso fiorentino della Lega. «Donald Trump frena sui dazi», hanno scritto in una nota i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, «come auspicato pochi giorni fa da Elon Musk al congresso federale della Lega parlando con Matteo Salvini in diretta dagli Usa. È un segnale importante da guardare con attenzione». In particolare, Molinari intraprende una tortuosa strada dialettica per accusare nuovamente l'Ue, affermando che «il fatto che Trump abbia rinviato i dazi dimostra che l'approccio muscolare che proponeva la commissione europea sarebbe stato fallimentare».

«Noi», prosegue, «quindi auspichiamo che l'Italia continui ad aver un rapporto bilaterale proficuo che lavori per tutelare le nostre imprese le nostre esportazioni, per tutelare i nostri prodotti e differenziare eventualmente i dazi che Trump potrebbe mettere un domani». Sul fronte interno del partito, Salvini sfrutta l'onda di concordia generata dal congresso, ma dovrà ben presto confrontarsi con alcuni dossier che si trascinano da diverso tempo, primo fra tutti quello relativo alle candidature delle Regionali, dove la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la legge campana sul terzo mandato, nel dispositivo diffuso mercoledì sera, fa capire a chiare lettere che per le regioni a statuto ordinario (e quindi anche per il Veneto) non esiste la prospettiva di una terza candidatura consecutiva per i governatori.

Ciò è la conferma definitiva che Salvini dovrà andare al tavolo di una delicata trattativa, per convincere Giorgia Meloni e i colonnelli di FdI a dare il via libera a un nuovo candidato leghista, e non a un tesserato di via della Scrofa, come ritengono invece giusto i più stretti collaboratori della premier, viste le recenti performance elettorali di FdI nel Nordest. «È legittimo», ha affermato Zaia, «che la Lega chieda il candidato presidente del Veneto, «ma non riguarda me, abbiamo il segretario Stefani e Salvini, loro si occuperanno di questo, io devo fare il mio mestiere. Cercheremo di capire», ha proseguito, «come gestire questi mesi, una decina o quel che sarà. Bisogna governare bene, abbiamo l'autonomia, le Olimpiadi, io penso a governare poi quel che farò in futuro lo dirò a tempo debito, e poi dirò anche quel che penso di tutto questo».