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ANTONIO TAJANI, MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, MATTEO SALVINI, MINISTRO SULLO SFONDO
La nascita del gruppo “Patrioti per l'Europa”, a destra dei Conservatori di Giorgia Meloni e patrocinato da Viktor Orban, non ha tardato a riflettersi sulla politica italiana. Dopo le bacchettate dell'Ue al leader ungherese per le missioni non autorizzate a Mosca e a Pechino (con tanto di velata minaccia di revoca della presidenza del semestre Ue), era verosimile che la Lega di Matteo Salvini (tra i principali sponsor della nuova aggregazione a Strasburgo) eccepisse sulle conclusioni del vertice Nato sugli aiuti a Kiev, comunicate dalla nostra premier Giorgia Meloni.
Ieri mattina, in ossequio a un canovaccio ormai fin troppo prevedibile, il leader leghista ha delegato al suo vice Andrea Crippa l'attacco più diretto a Meloni, contestando in toto il principio secondo cui occorre continuare a rifornire di armi l'Ucraina, per contenere l'offensiva russa.
Un attacco frontale, quello di Crippa, anche perché ha citato testualmente le parole di quest'ultima, che parlato di armi “difensive”: «Quali sarebbero le armi difensive inviate all'Ucraina?», ha affermato Crippa, «I missili sono armi difensive? Io sono contrario all'invio di ogni tipo di arma perché, dal mio punto di vista, un missile non è un'arma difensiva. Io sono contro l'invio», ha proseguito, «di ogni tipo di armi all'Ucraina perché sono favorevole a un processo negoziale che deve avere come unico scopo la pace». «Finché inviamo armi», ha concluso, «è chiaro che alimentiamo guerre e finché alimentiamo guerre contribuiamo alla morte di persone sia della Russia sia dell'Ucraina».
Fin troppo facile immaginare che le parole di Crippa abbiano irritato la presidente del Consiglio, che solo qualche ora prima, da Washington, in conferenza stampa, aveva ribadito che sulle armi a Kiev «la maggioranza è sempre stata compatta e la posizione italiana è chiarissima in tutto il mondo», aggiungendo di non aver visto questa solidità «in nessuna maggioranza che ci ha preceduto e non la vediamo nemmeno nell'opposizione».
L'irritazione della premier deriva dal fatto che la stoccata del Carroccio è l'ultima di una teoria di azioni disturbatrici che probabilmente non si arresteranno, che vanno dal terzo mandato per i governatori alla richiesta di abolizione dell'obbligo vaccinale per i bambini, passando per l'abolizione del canone Rai e per la reclusione a 10 anni per chi ricorre alla maternità surrogata. Come se non bastasse, Crippa ha parlato mentre una nota del Cremlino, riferendosi ai missili, parlava di «pericolosi escalation».