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QUATTRO LE NAVI DELLE ONG CHE HANNO PRESTATO I SOCCORSI
L’Italia dice no allo sbarco. La Norvegia pure. Francia e Germania si dicono disponibili ad accoglierne una parte, ma dopo lo sbarco nel nostro paese. Intanto, i migranti salvati nel mediterraneo dalle navi ong aumentano, e le condizioni meteo peggiorano. È il riassunto dell’ennesima giornata di limbo per le centinaia di persone, comprese donne, bambini e neonati, che vivono all’addiaccio sui ponti delle quattro navi ong che li hanno soccorsi al largo del Mediterraneo.
Alla Sos Humanity, alla Ocean Viking e alla Geo barents, che da giorni chiedono un porto sicuro, si è aggiunta ieri la piccola imbarcazione Rise Above della ong tedesca Mission Lifeline. La nave ha soccorso ieri 95 persone tra cui molti neonati e bambini e ha lanciato un appello. «Le difficili condizioni meteo non permettono di restare ancora in mare - spiega lo staff della ong - serve subito un porto sicuro di sbarco». I migranti in attesa di sbarco sono ora 1075, ma la soluzione sembra ancora lontana.
Alla nota verbale inviata dall’Italia alla Norvegia ha risposto ieri l’ambasciatore di Oslo a Roma, Johan Vibe. «La Norvegia non ha alcuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo», ha affermato l’ambasciatore. Nella sua risposta, il diplomatico ha sottolineato che «la responsabilità principale del coordinamento del lavoro per garantire un porto sicuro per coloro che si trovano in pericolo in mare ricade sullo stato responsabile dell’area di ricerca e soccorso in cui è stata prestata tale assistenza».
Dalla Sos Humanity ieri è arrivata la testimonianza del medico a bordo. «Molti dei 179 sopravvissuti hanno la febbre ha spiegato - I test Covid sono negativi ma hanno problemi alla pelle e soffrono per le conseguenze delle violenze e delle pessime condizioni in cui hanno vissuto in Libia». La Sos Humanity è in mare da 14 giorni e fra i 179 migranti a bordo ci sono più di 100 minori non accompagnati e un bimbo di 7 mesi. Ma la politica è ancora divisa e la linea del governo è chiara. «Se si vuole entrare in acque italiane bisogna sapere chi c’è a bordo, quante donne, quanti bambini, se hanno diritto d’asilo, e tutte queste persone vanno identificate dalle autorità a bordo - ha detto ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani - Dobbiamo sapere chi arriva Italia, è un problema di sicurezza» E se il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Di Palma, chiede lo stop a «trattamenti inumani e degradanti», ribadendo fermamente la necessità che i diritti fondamentali delle persone prevalgano sulle controversie tra Stati», Nicola Fratoianni di Sinistra italiana attacca frontalmente il governo.
«Il governo italiano fa la voce grossa contro questi disperati, contro le Ong che li hanno soccorsi, e contro altri Stati europei - scrive il segretario di Si Eppure salvare le vite in mare è un dovere morale e un obbligo internazionale».
La risposta arriva da Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno in quota Lega. «Bisogna puntare su un decreto flussi, ovviamente tarati sul mercato italiano e sulla base di quelle che sono le necessità del Paese - ha detto - I flussi vanno governati e non subiti e l'Italia non prende ordini da altri, perché quella dei migranti è una responsabilità globale europea». Sul tema ieri mattina è intervenuto anche il governo francese, tramite il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che ha detto che la Francia è pronta ad accogliere parte dei migranti che si trovano sulla Ocean Viking, e di non avere alcun dubbio che l’Italia rispetterà il diritto internazionale, accogliendo in uno dei suoi porti la nave della ong Sos Méditerranée.