IL MOVIMENTO PRONTO A BLINDARE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

«Blindare Conte». È questa la parola d’ordine con cui la delegazione pentastellata - composta dal capo politico Vito Crimi, dal capo delegazione Alfonso Bonafede, dai ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli e dai capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licherisi - si presenta a Palazzo Chigi al cospetto del premier. I venti di crisi vanno fermati subito, sul nascere. E i grillini vogliono disinnescare ogni possibile ordigno pronto a esplodere sotto la sedia del presidente del Consiglio. Di Maio e compagni sono disposti a cedere su tutto, ad accettare persino la task force sul Recovery Fund annunciata dal capo del governo pur di evitare strappi. Magari ridimensionata. Magari blandamente vincolata al vaglio governativo e parlamentare. Ma che task force sia, se serve a tenere in piedi la baracca.

E per evitare che tutto crolli, i grillini sono disposti ad accettare pure un rimpasto, ormai invocato da tutti i partiti della maggioranza, anche se la posizione ufficiale rimane contraria a ogni possibile “ritocco”. «Rimpasto? È un dibattito surreale», dice Crimi uscendo dal vertice.

Ma le bordate di Matteo Renzi, cominciano a farsi pericolose, anche se in pochi credono che il leader di Italia viva voglia seriamente tendere la corda così tanto da spezzarla, e il Movimento 5 Stelle non vuole rischiare. Non resta che ridiscutere con gli alleati ministero per ministero. Le “caselle cedibili” ci sono, purché siano compensate da una contropartita onorevole. In cima alla lista dei “sacrificabili” ci sarebbe il ministro allo Sport, nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora. I governisti del M5S non alzerebbero di certo barricate se qualcuno ne chiedesse la testa. Il suo ruolo potrebbe dunque essere messo a disposizione degli alleati. Come quello della ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisanu. In bilico anche Nunzia Catalfo, titolare del Lavoro, l’archietto del reddito di cittadinanza. Quel ministero fa molta gola al Pd e i grillini potrebbero cedere all’ultimo minuto. Così come disponibile agli appetiti di maggioranza potrebbe essere il posto di Federico D’Incà, ministro per i Rapporti col Parlamento. I vertici pentastellati sarebbero pure pronti a mettere quell’incarico sul piatto delle trattative, se non fosse che D’Incà, più che in quota 5S, ormai rientra in quota Conte. Difficile che il premier si privi di un alleato leale per far posto a un’opzione al buio.

Poi ci sono le contropartite, le ambizioni. In cambio di qualche poltrona in meno, i pentastellati ambiscono a caselle di peso. Il Viminale, tanto per cominciare, da soffiare sotto il naso alla “tecnica” Luciana Lamorgese, e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, da conquistare dopo l’eventuale sfratto della dem Paola De Micheli. Sì, perché quella dei Trasporti è diventata un’ossessione per i grillini, convinti di poter riprendersi il dicastero che fu di Danilo Toninelli, affondando uno dei ministri meno “protetti” dal Pd. Non toccherebbe ovviamente a Toninelli, gaffeur per eccelenza del Conte uno, prenderne il posto, per quella casella tanto ambita, Di Maio starebbe infatti pensando all’attuale vice di De Micheli: il sicialiano Giancarlo Cancelleri, fidatissimo uomo del ministro degli Esteri, che lo ha voluto a tutti i costi a Roma, nonostante le regole pentastellate vietassero a un consigliere regionale di ricoprire contemporaneamante altri incarichi.

E poi ci sono gli intoccabili. Di Maio e Bonafede, ovviamente. Ma anche Stefano Patuanelli e Lucia Azzolina. La difesa della ministra della Scuola, ormai, è diventata quasi una questione di principio: proteggere col corpo del Movimento chi, durante tutte le fasi della pandemia, si trasformata in bersaglio politico privilegiato delle opposizioni e anche di buona parte della maggioranza.

Le trattative informali sono già iniziate, nonostante Crimi si ostini a ripetere, pochi minuti dopo l’incontro con con Conte: è stata «una lunga chiacchierata in cui abbiamo affrontato anche il tema che riteniamo surreale che sta imperversando, quello del rimpasto, ribadendo che dal nostro punto di vista non c’è alcuna disponibilità ad alcun rimpasto e che si sembra surreale parlarne in piena pandemia». Col presidente del Consiglio, il M5S avrebbe toccato solo argo- menti economici. «Abbiamo rilanciato sui temi e sulle questioni che ci stanno più a cuore a partire dalla proroga del superbonus fino al 2023», sottolinea ancora Crimi, «perché credo che oggi l’attività del governo debba essere rilanciata facendo misure per rilanciare anche l’economia del nostro Paese. E questa è una misura fondamentale».

Di rimpasto, del resto, se ne parlerà a gennaio, quando le feste, almeno per gli italiani, saranno finite. Chissà se anche per il governo.