La sentenza della Corte suprema britannica che ha stabilito che solo le persone biologicamente donne possano essere riconosciute come tali è stata definita «un atto di giustizia» dalla ministra della Famiglia, pari opportunità e natalità, Eugenia Roccella, in un'intervista al Corriere della Sera. Roccella ha espresso il suo sostegno alla posizione della scrittrice J.K. Rowling, dichiarando che la sentenza è un passo importante per difendere le battaglie delle donne. «Le donne hanno compiuto un lungo e difficile percorso verso la libertà, e ora si trovano scavalcate da uomini che si dichiarano donne», ha aggiunto, definendo questo fenomeno come «una nuova forma di patriarcato».

Secondo la ministra, questo rappresenta un nuovo modo di marginalizzare, subalternizzare e discriminare le donne, che, dopo aver lottato per ottenere spazi sicuri, si trovano ora ad affrontare uomini che si identificano come donne e invadono gli spazi femminili. Roccella ha sottolineato che le donne hanno combattuto per riprendersi la notte e per avere luoghi protetti, ma ora si trovano in una situazione in cui gli uomini, grazie al "self-id" (autodichiarazione del genere), possono entrare in carceri femminili, bagni femminili e gareggiare negli sport femminili.

«È chiaro a tutti che si nasce uomini o donne. I cromosomi non cambiano, nemmeno con la chirurgia o gli ormoni. Questi cambiamenti non alterano la realtà biologica che caratterizza ogni cellula del nostro corpo», ha spiegato la ministra. Roccella ha anche fatto riferimento al Regno Unito, dove era arrivato il punto che non si poteva più usare la parola «donna», sostituita con termini come «persona con le mestruazioni» o, addirittura, «persona con il front hole», un concetto difficile da credere, ha commentato.

Roccella ha poi sottolineato che la sentenza ha salvaguardato spazi esclusivamente femminili, che, secondo lei, non dovrebbero essere invasi da uomini che si dichiarano donne. «Nessuna donna che ha fatto la transizione o si è autodichiarata donna vuole entrare nei bagni maschili o nelle carceri maschili, né competere negli sport maschili», ha affermato. Concludendo, ha ribadito che le persone che hanno fatto la transizione devono avere le stesse tutele di chi ha intrapreso tale percorso, ma non le stesse delle donne con un corpo sessuato.