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Foto LaPresse 19/05/2022 Torino (Italia) Cronaca Salone del Libro di Torino 2022, la cerimonia di inaugurazione Nella foto: Dario Franceschini, Ministro della cultura Photo LaPresse may 19, 2022 Torino (Italy) News Salone internazionale del Libro inauguration ceremony In the pic: Dario Franceschini
Ha avuto l’effetto di una scossa di terremoto l’intervista di Dario Franceschini a Repubblica in cui l’ex segretario dem ha sostanzialmente dato il benservito alla strategia fin qui messa in atto dall’attuale leader, Elly Schlein, per battere il centrodestra alle prossime Politiche. E cioè cercare il più possibile di “allargare” il perimetro della coalizione, pur nelle differenze, cercando non solo di far convivere Pd e M5S, un’ipotesi di per sé fino a qualche anno fa impossibile solo a pensarla, ma di coinvolgere anche Matteo Renzi e la sua Iv, oltre chiaramente ad Avs di Fratoianni e Bonelli.
Ebbene, Franceschini ha lanciato la sua “bomba” spiegando in sostanza che cercare di tenere “tutti dentro” non solo è inutile ma rischia di essere controproducente, e che dunque Schlein dovrebbe concentrarsi sul partito lasciando che le differenze con le altre componenti del centrosinistra evolvano, salvo fare accordi per un candidato unico in quel terzo di collegi uninominali per cui in base all’attuale legge elettorale non ha senso andare divisi.
«Serve realismo: i partiti che formano la possibile alternativa alla destra sono diversi e lo resteranno - ha spiegato l’ex ministro della Cultura - È inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà, da quella fusione è già nato il Pd. E nemmeno l’Unione del secondo Prodi, con le sue 300 pagine di programma assemblato a tavolino prima delle elezioni. I partiti di opposizione vadano al voto ognuno per conto suo, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale».
Una presa di posizione forte, che testimonia la volontà di Franceschini di tornare al centro della scena e che ha provocato la reazione, in primis, di Renzi e Calenda, chiaramente favoriti da una tale visione. Di «intelligenza e realismo» parla Calenda, che poi illustra il suo punto di vista. «Oggi la linea politica di Azione, Pd, 5S e AVS è troppo diversa per portare ad una coalizione credibile - sottolinea l’ex ministro - L’invito che Azione, come unico partito che rimane saldamente legato al centro liberale, fa alle forze riformiste del Pd e fuori dal Pd, penso a Più Europa, è di venire ad aiutarci a costruire un grande partito liberal democratico. Del resto se si prende l’agenda di “Libertà eguale” presentata ad Orvieto è sovrapponibile a quella di Azione dall’Ucraina al nucleare mentre ci sembra molto lontana da quella del Pd della Schlein. Questo invito vale anche per le personalità indipendenti che si muovono in quest’area: da Ruffini a Sala».
Benedicendo l’idea di una componente moderata e riformista nel Pd, Franceschini ha tuttavia sgombrato il campo da qualsiasi equivoco spiegando che la sua mano non è tesa verso Forza Italia. «Penso che, se Berlusconi fosse rimasto in vita, non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema - ha aggiunto - Sia chiaro, però, il mio non è un appello a Forza Italia, perché penso che non si muoverà da dov’è. Sbagliando, perché con una legge tutta proporzionale sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni».
Un punto di vista commentato con ironia dal leader di Iv, Matteo Renzi. «Franceschini è un volpone, dice una cosa oggettivante intelligente: se Forza Italia accettasse di avere il sistema proporzionale, cioè cancellare quella parte della legge elettorale che prevede il premio alla coalizione, Forza Italia governerebbe per anni perché si entrerebbe in un sistema in cui si creerebbero le maggioranze in Parlamento», ha spiegato a caldo il leader di Iv. Dalla stessa Fi da registrare la reazione di Alessandro Sorte, deputato e segretario regionale azzurro in Lombardia, secondo il quale Franceschini «da democristiano intelligente, prova a sedurre con una danza del ventre evocando il proporzionale puro» cercando di mascherare «l’incapacità del centrosinistra di costruire una vera coalizione politica, unita su idee e contenuti». Ma è sulla reazione di Schlein alle parole di Franceschini sul centrosinistra (non ancora arrivata al momento in cui scriviamo) che si concentrerà il dibattito interno al Pd nei prossimi giorni: delle due l’una: o la leader dem molla il suo più grande sponsor all’epoca delle primarie vinte contro Bonaccini o sposa la sua teoria. Tertium non datur.