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«Si può andare a votare con qualsiasi legge elettorale, ma rimane un casino assoluto». Per Massimo Cacciari, la sentenza della Corte Costituzionale consegna al Paese solo una gran confusione. «Non si è risolta la questione che ci portiamo dietro da anni: il doppio sistema elettorale tra Camera e Senato. È stato l’elemento caratterizzante della Seconda Repubblica».
Dunque, non è cambiato nulla?
C’è un elemento in più: quella che viene fuori dalla Consulta è una legge proporzionale, perché il 40 per cento non lo prende nessuno, siamo dunque anche al peggio della Prima Repubblica.
Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha detto che «non è normale un Paese in cui la magistratura detta tempi e modi all’amministrazione, vuol dire che la politica non ha fatto il suo mestiere». Concorda?
Ha perfettamente ragione. La politica ha abdicato su tutta la linea, non solo sulla gestione dei lavori pubblici, perfino sulle leggi elettorali. Sia chiaro, era scontato che la Consulta avrebbe bocciato l’Italicum, i giudici hanno fatto il loro lavoro. Diciamo però, che sotto certi aspetti, la Corte è intervenuta in maniera molto diretta. Perché concludere il parere dicendo che si può subito tornare al voto era una precisazione che si poteva risparmiare. Non era compito suo. Come non era compito suo nemmeno intervenire sul sorteggio dei capilista eletti in più collegi. È ridicolo, cosa c’entra la Consulta con questo aspetto? Questi sono interventi diretti in materia di legge elettorale.
C’è stata un’invasione di campo?
Voglio dire che anche la Consulta, come molti settori della magistratura, ormai interviene in termini politici più o meno espliciti.
E qual era l’obiettivo politico della Consulta?
Si vede che è emersa una maggioranza che ha dettato quel codicillo finale - sulla possibilità del voto immediato - favorevole alla posizione di tante forze politiche, a partire da quella di Matteo Renzi.
Ma perché Renzi ha questa fretta di tornare al voto?
Perché meno sta sulle prime pagine dei giornali e più è facile che scompaia. È una personalità politica che o è onnipresente o non regge lo scuro. Renzi ha paura del buio.
L’ex premier preferisce votare prima del congresso in modo di presentarsi alle urne da segretario del Pd e stilare le liste dei cento candidati bloccati?
Renzi non ha alcuna paura del congresso, perché con le primarie vincerebbe comunque. In ogni caso sarà lui a dettare i nomi dei capilista.
Al di là dei desideri di Renzi, crede che Mattarella starà a guardare mentre il segretario del Pd decide che l’esperienza Gentiloni è conclusa?
Credo che Mattarella chiederà al presidente del Consiglio di sistemare la legge elettorale, intervenendo sui due o tre aspetti che la Consulta ha indicato per omogeneizzare i meccanismi di Camera e Senato. Ma dopo poco dovrà prendere atto che il Parlamento non sarà in grado di fare nulla e si andrà al voto così.
Mattarella accetterà di sciogliere le Camere per “manifesto immobilismo”?
Credo proprio di sì. A meno che non sia Gentiloni in prima persona a voler resistere, ma ne dubito fortemente, sia perché da solo non prenderebbe neanche un voto e sia perché è una persona estremamente corretta e fedele. Non tradirà Renzi.
Con questa legge elettorale, però, ci ritroveremo al punto di partenza: governo di larghe intese. È davvero questo l’obiettivo dei Renzi?
La linea è chiara come la luce del sole: formare un governo Renzi- Berlusconi. Ci stanno lavorando dall’epoca del patto del Nazareno.
Eppure Berlusconi non sembra aver fretta...
È solo un gioco delle parti. Cosa cambierebbe per Berlusconi se si votasse nel 2018? La prospettiva è quella, un governo composto dalla sinistra renziana e da un centro moderato alfanian- berlusconiano.
Con buona pace dell’alleanza con la sinistra di Pisapia?
Ma crede che Renzi sia un co...? Che voti deve prendere Piasapia? Tutti questi tentativi di pseudo sinistra sono ormai velleitari. Perché o collassano i 5 Stelle o non c’è spazio fisicamente.
Che fine farebbe la minoranza dem in questo scenario? Sarebbero costretti a uscire dal Pd?
Ma lo dico da anni io. Solo che se fossero usciti due anni e mezzo fa sul Jobs Act, col sindacato mobilitato, potevano anche trovare uno spazio, adesso usciranno nelle condizioni peggiori.
E se le larghe intese, invece, viaggiassero sull’asse 5 Stelle- Lega?
Non ci sarà mai, nel modo più assoluto, una convergenza tra 5 Stelle e Lega. Non bisogna dimenticarsi le origini del Movimento 5 Stelle, è una cultura completamente diversa rispetto a quella della Lega Nord.
In realtà la cultura grillina è in continua evoluzione, è un’identità malleabile...
Ma quella della Lega no. Non ci sarà mai un accordo politico tra queste due forze.