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Il convitato di pietra rimane lui, Matteo Renzi. Nella foto ricordo a Narni, il candidato presidente dell’Umbria Vincenzo Bianconi era stretto tra il premier Guseppe Conte, gli alleati riluttanti Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio e un po’ sperduto Roberto Speranza, e a mancare era solo lui. «Non andiamo dove non ci hanno invitati», si dicono tra di loro i fedelissimi di Matteo e intorno all’invito sì invito no si apre un piccolo giallo. Andrea Orlando ha sostenuto che «Renzi non è voluto venire, non ha condiviso l’evento comune», il premier Conte ha liquidato l’assenza con un «ci saranno altre occasioni». Formalmente, Italia Viva non ha aderito a questa campagna elettorale perchè il movimento è nato in corsa ( ma ha comunicato che sosterrà il candidato giallorosso Bianconi). Di fatto, però, nessuno si nasconde l’importanza della scadenza per la tenuta dell’Esecutivo. Non ci sono rischi di tenuta anche in caso di sconfitta, ma qualche traballio potrebbe farsi sentire, nel caso in cui gli umbri boccino senza appello alla prima prova elettorale l’alleanza Pd- M5S.
Eppure, davanti ai fotografi, i quattro rappresentanti del governo ( ancora impacciati dalle rispettive presenze) sono costretti a tornare a parlare di lui: il Lucignolo di Firenze, che ha fatto il gioco di Nanni Moretti e ha capito che lo si sarebbe notato di più se non andava a Narni. Di più, che così avrebbe costretto i suoi alleati a spiegare perchè il leader di un gruppo da 43 parlamentari non fosse presente all’iniziativa.
Per ora, la foglia di fico delle elezioni regionali cui Italia Viva non prende parte può reggere, ma solo di facciata. In filigrana spuntano le lamentele private di Renzi, che da Conte si sentirebbe trattato come un intruso e che continua a ripetere che «non saremo noi a far finire prima la legislatura», ma in privato punta a trovare un sostituito per l’avvocato del popolo, che lui considera ormai ebbro di potere. Magari facendo leva sulle aspettative di due big come Di Maio e Dario Franceschini, cui la premiership ha sempre fatto gola.
Intanto, Italia Viva è in pieno cantiere: si spartiscono ruoli e nomine interne, si delineano profili e soprattutto si incassano finanziamenti di privati per costruire la struttura.
Le braccia del leader sono i due capigruppo di Camera e Senato, Maria Elena Boschi ( sempre più a suo agio nei panni dell’incendiaria contro il suo vecchio partito) e Davide Faraone, che invece segue “Futura”, la scuola di formazione politica. Subito dietro c’è Francesco Bonifazi, tesorirere fedelissimo di Boschi, con in mano le casse. Tutt’intorno, coaguli divisi per aree di interesse: ci sono i romani Roberto Giachetti e Luciano Nobili, che presidiano il “disastro Capitale”; poi Ettore Rosato che sta stendendo lo Statuto e Ivan Scalfarotto alle prese con la creazione dei comitati civici sul territorio. Fiori all’occhiello soprattutto per la capacità comunicativa, la ministra Teresa Bellanova ( che Renzi vuole sempre più spesso vicino) e Lucia Annibali. Alfieri dietro le quinte in settori nevralgici, invece, sono posizionati Michele Anzaldi che presidia la Rai e Cosimo Ferri, potente ex magistrato che segue la complicata partita della giustizia. Tutti tasselli che si muovono per rodare una macchina che, per quanto lustra, nei sondaggi rimane ferma al 4%. Una montagna da scalare, con non pochi ostacoli.