Matteo Renzi ha rilasciato un'intervista a 'Il Corriere della Sera' in cui ha criticato duramente il governo guidato da Giorgia Meloni. Secondo Renzi, l’esecutivo mostra una debolezza che sembrava inimmaginabile solo due mesi fa. «Non so quando arriveranno alla rottura, ma certo prima del 2027. Per adesso Meloni si conferma una brava influencer, che twitta sulle polemiche mediatiche più dibattute ma non fa le riforme che servono al Paese. Intanto fuori da qui la situazione internazionale è molto seria».

Renzi ha puntato il dito contro la mancanza di iniziative del governo in campo geopolitico. «Il governo non ha nessuna colpa sulle crisi geopolitiche, anche perché non tocca palla su niente. Molti ministri si sentono in dovere di commentare sull’identità sessuale della pugile algerina, argomento complesso e che meriterebbe meno superficialità, ma siamo non pervenuti su tutti i principali dossier. Dobbiamo constatare che la nostra presidenza G7 in questa fase non serve assolutamente a nulla. Tajani è il Ministro degli Esteri che ha viaggiato di meno nella storia degli ultimi trent’anni e quando non ha da litigare con Salvini fa due telefonate ai colleghi e qualche relazione al Parlamento, come quella di oggi. Ma la Farnesina — che ha fior di diplomatici e una grande scuola — non incide sui dossier, dal Venezuela all’Ucraina, dall’Africa al Medio Oriente. Ci accontentiamo di non fare danno: siamo ininfluenti. E per un Paese che ha una grande tradizione di politica estera è un peccato».

Renzi ha poi parlato della disponibilità al confronto con altre forze politiche sul futuro dell’Italia, affermando: «Noi siamo pronti al confronto sul futuro anche con Conte. Sul passato non cambio idea: io rivendico di aver portato Draghi e ne sono orgoglioso. Ma siamo nel 2024: Conte ha lasciato Chigi tre anni fa, io otto anni fa. È tempo di occuparci di futuro, non di fare le rievocazioni storiche. Quanto alla politica estera, pronto al confronto. Tra Kamala Harris e Donald Trump, tifiamo per la Harris: spero anche Conte. Su Putin e Venezuela non abbiamo dubbi: spero anche Conte. Sull’immigrazione noi vogliamo uscire dalla cultura ideologica dei decreti Salvini: spero anche Conte».

Il leader di Italia Viva ha poi aggiunto: «Noi parliamo con la segretaria nazionale del Pd, non con le singole correnti interne. Conosco il Partito democratico: se ti metti a parlare con una singola corrente, poi non finisci più. Ed è per questo che ho detto che noi non vogliamo alchimie correntizie, con papi stranieri e federatori, ma solo il principio che il leader del partito più grande guida l’intera coalizione. I mal di pancia ci sono ovunque: nel Pd, nei Cinque Stelle, in Italia viva. Ovunque. È fisiologico dopo gli scontri di questi anni. Ma io non vivo di scontri ideologici: a me interessano i contenuti. E su questo proveremo a costruire l’alternativa possibile».

Infine, Renzi ha delineato le priorità politiche del suo partito: «Il tema numero uno per noi è la difesa del ceto medio e come aiutare le famiglie in crisi per l’aumento del costo della vita cui non corrisponde l’aumento dei salari. Le infrastrutture, il garantismo, la lotta all’evasione con gli strumenti digitali che abbiamo lanciato noi e stanno dando risultati adesso, il mix energetico necessario davanti alla svolta dell’intelligenza artificiale, la sanità con liste d’attesa assurde ma anche con straordinarie possibilità aperte dalla ricerca scientifica: ogni anno la medicina fa passi da gigante, ma noi sembriamo fermi nelle sabbie mobili della burocrazia. E ancora la tutela del territorio con Casa Italia, l’investimento sul capitale umano con cultura ed istruzione, una visione non fumosa della sicurezza. Noi siamo pronti a discutere su tutto. Quando c’è da fare politica, non ci tiriamo indietro».