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Prima l’accordo in Sicilia tra Italia viva e Forza Italia, poi il grande freddo. È proprio strano il rapporto tra Matteo Renzi e Gianfranco Miccichè, un minuto prima lieti di suggellare in una nota enoteca fiorentina un futuro insieme (almeno sull’isola), un minuto dopo a smentirsi vicendevolmente sulla questione Quirinale. Tutto nasce da un virgolettato pubblicato da Repubblica e attribuito al presidente dell’Ars siciliana: «Matteo Renzi mi ha detto che, se a Berlusconi dovessero mancare solo quelli, i voti di Italia viva sarebbero garantiti». La notizia è golosa ma non sembra un fulmine a ciel sereno, visti gli accordi già stipulati all’Assemblea regionale. In ballo ci sono i 43 grandi voti che l’ex premier sarebbe in grado di portare in dote al Cavaliere. Ma dal quartier generale di Italia viva saltano sulla sedia e si affrettano a negare tutto. È lo stesso Renzi a intervenire in Tv per smentire i retroscena. «Miccichè dice che lui sa che vota Italia Viva... Mi scappa ad ridere», dice il leader di Rignano sull’Arno a L’Aria che Tira su La7. «I nomi buoni sono quelli che scappano fuori alla fine. Con Mattarella nessuno lo diceva. Io non ho mai avuto un nome secco. Penso che serva un percorso e serve anche oggi», aggiunge. «Chi parla prima è chi non conta nulla». Polemica chiusa, dunque? Neanche per sogno. Perché Miccichè non ci sta a recitare la parte del bugiardo o del tonto e a costo di rovinare i rapporti già costruiti ribatte: «Certo che confermo che Renzi avrebbe detto sì alla mia richiesta di votare per Silvio Berlusconi presidente della Repubblica. D’altro canto, chiunque incontro facendo la stessa richiesta, sta dicendo di sì…», sottolinea il forzista siciliano, mettendo in imbarazzo il leader di Iv, già finito sulla graticola per la vicenda Open. E mentre il mistero sulla disponibilità degli ex dem a sostenere il leader azzurro al Colle si infittisce, Renzi teme che il “tavolo” di Letta punti in realtà a estromettere Iv (e Fi) dalla partita del Quirinale. E infatti protesta: «Non lo trovo giusto: il Capo dello Stato non si elegge andando alla conta».