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I tormenti del Movimento 5 Stelle si ripercuotono sul Pd. Il partito alleato guarda con preoccupazione a quanto accade tra le mura pentastellate. Il segretario Enrico Letta teme che una implosione del Movimento potrebbe portare a conseguenze imprevedibili sulla maggioranza. Per questo il numero uno del Nazareno spera che «si eviti soprattutto una frammentazione e una deflagrazione che sarebbero semplicemente un regalo alle destre», ma non crede ci siano rischi concreti per l’esecutivo: «Non vedo problemi per il governo, per un motivo molto semplice: nella situazione in cui siamo, tra la campagna vaccinale, il timore delle varianti e il Pnrr da mettere subito in cantiere, mettere a rischio la vita del governo mi pare fuori da qualunque logica».
Il rischio, semmai, è che la rottura influisca sulla partita del Quirinale, va ripetendo da giorni Letta. Il centrodestra punta infatti ad eleggere un rappresentante di riferimento per il post- Mattarella, ma all’interno del Pd c’è anche chi vede un’opportunità nella crisi grillina. Sono soprattutto gli esponenti di Base riformista a pensarla così, come Enrico Borghi, convinto che la prima cosa da fare sia archiviare l’idea che possa essere Conte il «punto di riferimento fortissimo» del campo di centrosinistra.
Dunque, niente lutti, bisogna «cogliere la grande opportunità» di fare del Pd «l’interlocutore naturale e automatico della costruzione di una coalizione di centrosinistra nella quale il profilo riformista sia netto, la leadership dell’ alleanza sia saldamente guidata dai Democratici», aggiunge Borghi. Al quale replica Stefano Vaccari: «Dobbiamo augurarci che i 5 stelle risolvano i loro problemi e rimetterci al lavoro per costruire insieme una proposta di governo, e poi all’interno dell’alleanza avere una competizione virtuosa», dice, puntando il dito contro l’atteggiamento disfattista di Base riformista.