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Mezzo milione di firme. Sono quelle raccolte, almeno per ora, dal quesito referendario presentato da PiùEuropa che punta a dimezzare da 10 a 5 gli anni di permanenza nel nostro Paese per poter ottenere la cittadinanza italiana. L’obiettivo è stato raggiunto a metà pomeriggio, dopo che in pochi giorni centinaia di migliaia di persone avevano preso d’assalto il sito preposto dal ministero della Giustizia, mandandolo in tilt un paio di volte.
«Ce l’abbiamo fatta - ha commentato a caldo il segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi - In pochissimi giorni 500.000 cittadine e cittadini hanno dimostrato che, quando il Parlamento non trova il coraggio di cambiare leggi ingiuste, possono mobilitarsi e farlo loro stessi, grazie alla Costituzione». Parlando di «ritmo senza precedenti nella storia» Più Europa spiega che «chi sceglie l’Italia per vivere, studiare, amare e crescere, chi immagina il proprio futuro nel nostro Paese, è italiano» annunciando che questo «è solo il primo passo verso una legge più giusta che riconosca come italiani ogni sua figlia, ogni suo figlio».
L’invito è poi di continuare a firmare «su un tema», ha aggiunto Magi, «che questo governo, e molti altri prima di questo, hanno utilizzato in maniera ideologica, avvelenando il dibattito pubblico». L’auspicio di ulteriori firme è condiviso con la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Ora non fermiamoci - ha scritto sui social la leader dem - continuiamo a firmare per aumentare il sostegno al referendum e anche per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo».
E se per il segretario di sinistra italiana Nicola Fratoianni «ancora una volta l’Italia dimostra di essere molto più avanti di chi la governa» e «adesso bisogna continuare a firmare, anche solo per vedere la destra sempre più in crisi di nervi», a proposito di destra è il capogruppo di Forza Italia in Senato, Maurizio Gasparri, a calmare gli animi. «Con queste procedure online è facile, basta un clic - ha detto al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama a chi gli chiedeva un commento sul raggiungimento delle 500mila firme» ammettendo poi di non aver votato perché contrario alla cittadinanza dopo 5 anni. «Noi abbiamo fatto un’altra proposta - ha aggiunto - Faremo una riunione entro il mese tra di noi, i contenuti sono quelli di cui parliamo da tempo, li trasformeremo in una bozza di legge».
Sulle proposte che verranno analizzate nelle prossime settimane è intervenuto anche il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli. «Questa settimana abbiamo un incontro con i parlamentari di Camera e Senato sulla bozza di testo redatta dai nostri uffici, poi ne parleremo con la maggioranza e la presenteremo- ha spiegato Barelli - Nel dibattito in commissione ci sarà la possibilità di approfondire ulteriori temi e recepire altri suggerimenti». Il punto di caduta, secondo Forza Italia, dev’essere quello dello Ius scholae. «Riteniamo che sia un punto importante quello della cittadinanza ottenuta per meriti scolastici, ma anche l’ottenimento della cittadinanza in alcuni casi troppo facile - ha concluso - Il tema è più ampio e non si presta a strumentalità».
Secondo la Fondazione Moressa, che ha elaborato i dati dell’Istat e del ministero dell’Istruzione, l’eventuale Ius scholae, cioè la concessione della cittadinanza ai minorenni non italiani che completano la scuola dell’obbligo in Italia, riguarderebbe 135mila persone ad oggi più 7mila persone ogni anno, mentre lo Ius soli, cioè la cittadinanza a chiunque nasca in Italia da genitori non italiani ma residenti da più di 5 anni comprenderebbe una platea di 816mila persone ad oggi più 35mila ogni anno. La proposta di Più Europa per la quale sono state raccolte le 500mila firme riguarda invece 2 milioni e 240mila potenziali destinatari.
I prossimi step riguardano la Corte di Cassazione, che entro dicembre deve dare un responso sulla validità delle firme, e la Corte costituzionale, che in caso di via libera dalla Cassazione deve giudicare l’ammissibilità o meno del referendum entro febbraio del prossimo anno. Infine, toccherà al presidente della Repubblica indire il referendum in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Il tutto a meno che nel frattempo il Parlamento non approvi una legge che ricalchi le richieste del referendum.