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Alla revisione delle stime concorrono: «Dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale», fanno sapere dalla Banca d’Italia. «Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell'accordo raggiunto dal Governo con la Commissione europea: l'impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra», scrivono i tecnici di Via Nazionale.
La recessione tecnica si ha quando il Prodotto interno lordo reale mostra una variazione negativa per almeno due trimestri consecutivi. E se il 31 gennaio l’Istat certificherà che anche negli ultimi tre mesi del 2018 il Pil è stato negativo ci troveremmo ufficialmente in recessione tecnica.
Non solo, perché le notizie negative potrebbero non essere tutte qui. «Oltre ai fattori globali di incertezza già ricordati», si legge sul documento, «i rischi al ribasso per la crescita sono legati all'eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati», mettono in guardia gli economisti di Bankitalia.
Per le opposizioni, il Bollettino diffuso da Palazzo Koch non è che l’ennesima conferma «che alla guida del paese ci sono degli scriteriati che rischiano di portare l’economia italiana al disastro», dice il capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera, Luigi Marattin. «I dati confermano un crollo della crescita e la fuga degli investitori esteri dal nostro debito pubblico. A fronte di tutto ciò, ci troviamo una linea di politica economica che aumenta la pressione fiscale per finanziare alcuni pre- pensionamenti e il più grande programma di assistenzialismo che questa repubblica abbia mai visto», attacca Marattin, puntando il dito contro “quota 100” e “reddito di cittadinanza”, i due provvedimenti su cui i due partiti di governo si giocano gran parte del loro consenso elettorale. «Se la rotta non viene cambiata, l’economia italiana si troverà presto in guai molto seri», ammonisce l’esponente dem. La capogruppo dei deputati azzurri, Mariastella Gelmini, invece, ironizza sul boom economico annunciato da Luigi Di Maio solo pochi giorni fa. «Bankitalia riduce previsioni crescita per 2019 allo 0,6: è arrivato il boom economico previsto da Di Maio... ma loro sono ottimisti! Ottimisti de che? Dilettanti allo sbaraglio», scrive su Twitter la deputata forzista. «Chissà se questa sera verrà convocato d’urgenza un vertice di maggioranza così come accadde quando c’era da gestire l’accoglienza dei quindici migranti della Sea Whatch», si chiede invece ironico il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro. Per la maggioranza, invece, i rischi di recessione evidenziati da «Bankitalia nella nota di oggi si riferiscono al 2018 e al periodo pre- manovra e confermano la necessità di una manovra espansiva», dice il deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio- Tesoro della Camera, Claudio Borghi. «Se l’economia europea e mondiale, dopo anni di forte crescita ( che i governi precedenti non hanno saputo cogliere) ha iniziato un periodo di contrazione è necessario reagire incrementando la domanda interna in modo da compensare il possibile calo dell’export», insiste l’economista del Carroccio. «Ci auguriamo che l’Italia di fronte a questa nuova sfida possa parlare con una voce sola e che anche la Banca d’Italia si attivi difendendo in ogni sede europea le scelte del Governo per rilanciare l’economia».