Continua il dibattito nel Pd sulla Difesa europea, con diversi big interventi al convegno Rigenerazione democratica organizzato da Paola De Micheli. 

«Serve un nuovo Next Generation Eu, è venuto sfidando i veti nazionali. Jean Bonnet diceva che l'Europa si sarebbe forgiata nelle sue crisi e che sarebbe stata la somma delle risposte a quelle crisi – ha detto la segretaria dem Ely Schlein dopo i tumulti degli scorsi giorni – Allora anche qui chiediamo con forza di superare l’unanimità, perché nemmeno un condominio, il vostro condominio, è in grado di funzionare col principio dell'unanimità e chiediamo questo grande piano di investimenti per l'autonomia strategica europea, che tenga insieme tutte le priorità». 

Chiarendo in qualche modo il proprio punto di vista. «Guardate, hanno pari importanza una politica industriale europea, una vera politica energetica europea per ridurre le bollette alle imprese e alle famiglie, una politica sociale europea e di coesione a non possiamo e non vogliamo rinunciare – aggiunge – Una politica estera comune e di difesa comune europea, insieme, ma non lasciando indietro alcune di queste priorità perché sarebbe un errore». 

A rispondere è stato l’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, già negli scorsi giorni critico con la linea del Nazareno. «Rearm Europe è quello che serve? Io penso che sia ovvio dire che chiudere gli occhi di fronte a quello che sta succedendo non lo possiamo fare – spiega Gentiloni – C’è qualcosa che va nella direzione giusta: ha tantissimi limiti, evidenti, ma questo è un momento molto simile all’inizio dell’aprile del 2020 in cui si sospesero le regole del Patto di stabilità e si fece un fondo, Sure, ora si chiama Safe, poi partì una battaglia che durò mesi e si arrivò al Next Generation Ue. Siamo in quel momento lì, è partito un treno molto importante, ma è chiaro che non basta». Tuttavia ostacolare il piano di Ursula von der Leyen «sarebbe un errore».

Per l’ex presidente del Consiglio finora ci «sono stati 30 anni di slide, niente onestamente. Adesso la coincidenza di Trump e della guerra in Ucraina ha smosso le cose. La lettera di von der Leyen ai capi di Stato e di governo ha reso possibile che alcuni Paesi e chi finora era riluttante a dare un seguito alla difesa comune, sia per ideologia – sovranismo contro difesa europa – sia dal punto di vista finanziario, hanno abbassato le resistenze».

Per l’ex commissario europeo «è più facile dire “compriamo aratri e non spade”. Ma se vogliamo difendere pace e libertà del modello europeo non possiamo più farlo chiedendo a chi sta fuori di farlo per noi, perché questo che sta fuori non vuole più farlo». E inoltre «c'è un problema enorme di opinione pubblica, di spiegazione di questi temi ai nostri concittadini. Bisogna descrivere cosa è l'Europa. Ha a che fare con quanto dice Schlein sulla scuola, la sanità, ma anche con una certa idea di Occidente, di commercio internazionale. È tutto questo che va difeso».