PHOTO
"Radio Radicale proseguirà nel servizio fino all'espletamento di una gara ed è confermato lo stanziamento di 8 milioni l'anno. Questa è l'intesa che entra nella manovra": così ha chiarito nella tarda serata di ieri il sottosegretario all'Editoria Andrea Martella. La gara, ricordiamo, era stata sempre chiesta dalla Radio. "Fino a quando non si svolgerà la gara d'appalto - ha ribadito Martella- Radio Radicale potrà erogare il servizio. La gara sarà fatta in tempi rapidi, sicuramente entro la prima parte dell'anno". Di altro tono il Ministro Di Maio: “finalmente Radio Radicale conoscerà il libero mercato e le sue regole, come tutti i privati che non ricevono soldi pubblici. Non ci sono più 24 milioni di mangiatoia pubblica”. Dunque il nodo della manovra sulla emittente radiofonica si è sciolto ieri intorno alle 22:30 dopo che la questione aveva tenuto banco per tutta la giornata. Tutto era partito dalle dichiarazioni dello stesso Di Maio, ossessionato evidentemente da Radio Radicale, voce del Parlamento: “Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per 3 anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati”. Addirittura sul Blog delle Stelle il finanziamento alla radio nata grazie a Marco Pannella era stato definito una ‘porcata’. Per qualche ora il destino di Radio Radicale è tornato a dividere il governo: dopo gli scontri in commissione tra gli alleati della vecchia coalizione, il futuro dell’emittente ha agitato ieri Movimento 5 Stelle e partito democratico. Non si era lasciata attendere infatti la risposta del Pd tramite vari esponenti: per la sottosegretaria al Mise Alessia Morani “i fondi per Radio Radicale non si toccano”. Per il senatore Roberto Rampi le dichiarazioni di Di Maio “sono vergognose. I temi vanno affrontati con serietà e non si mischiano quelli del diritto alla conoscenza e del pluralismo dell'informazione a quelli della vita e della sofferenza di persone come i terremotati”. Lapidario il dem Marcucci: “Radio Radicale è viva, il M5S, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione”. “Vedo rispuntare il riflesso pavloviano vs Radio Radicale in casa M5S - aveva commentato il deputato dem Filippo Sensi -. Si tratta di democrazia, di pluralismo e diritto all'informazione. Abbiamo vinto questa battaglia quando eravamo all'opposizione; non vorrei tornare a combatterla adesso che siamo maggioranza. Abbiamo già dato”. Anche dalle opposizioni avevano criticato l’uscita del capo politico pentastellato: per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, “che nel giorno dell'anniversario del sisma in Umbria Di Maio proponga di destinare quei fondi ai terremotati, dopo che i governi di cui fa parte non hanno fatto nulla per la ricostruzione, è semplicemente sciacallaggio politico”. Per Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi “l'ennesima sortita” di Di Maio “è un attacco all'articolo 21 della Costituzione, la cui importanza è stata sottolineata più volte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”. Questo tema sarà sicuramente all’ordine del giorno del nono congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale che si apre oggi a Napoli per concludersi il 2 novembre. Un’altra questione affrontata sarà quella della giustizia: dalle ultime decisioni in materia di ergastolo alla legge che blocca la prescrizione.