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Caro direttore, Radio Radicale esiste ormai da tanto tempo, ma è finora sopravvissuta pressoché sempre in modo pericolante. E già altre volte, in passato, si giungeva nell’incertezza all’appuntamento con il termine della convenzione che la teneva in vita. Già altre volte l’ipotesi della cessazione di Radio Radicale rischiava di realizzarsi in fatto compiuto. Non è mai successo, per fortuna, ma bisognerebbe domandarsi quale sarebbe stato lo sviluppo dell’informazione in questo Paese se invece fosse successo. Altri avrebbe preso il posto di Radio Radicale?
No, o almeno non per fare le stesse cose. Altri avrebbe offerto i servizi resi da Radio Radicale? No, appunto. Sarebbe dunque mancata informazione non solo sui lavori parlamentari e delle istituzioni pubbliche, ma sulla vita dei partiti, sull’attività sindacale e dell’associazionismo, sullo svolgimento dei processi nelle aule di giustizia e insomma sulla vicenda politica, civile e culturale del Paese.
E su quella vicenda Radio Radicale ha reso un’informazione non mediata, non filtrata, facendosi riconoscere come la realtà - l’unica capace di far conoscere le realtà altrui. L’informazione altrui: perché i giornali passati in rassegna da Radio Radicale davvero non rappresentavano l’informazione esemplare, dal punto di vista radicale. I partiti altrui: perché Radio Radicale era e rimaneva comunque un organo di partito. Le idee altrui, infine: perché era tramite la diffusione di quelle che Radio Radicale diffondeva le proprie.
Altri avrebbe potuto fare tutto questo? Non si sa se avrebbe potuto: ma avrebbe dovuto. Solo che non l’avrebbe mai fatto e non lo farebbe mai. Questo è il punto. Serve al Paese, al mantenimento di una decente temperie civile e culturale del Paese, serve ai cittadini, agli elettori, ai contribuenti, ai militanti dei partiti politici, agli implicati nelle questioni di giustizia, poter fruire di un servizio di informazione quale quello reso da Radio Radicale? Senza Radio Radicale quel servizio non sarebbe reso, pur trattandosi di un servizio che chiunque dotato di sensibilità civile appena accennata riterrebbe dovuto e da assicurare. Ma non ci sono né lo Stato né altri desiderosi di intraprendere una qualsiasi iniziativa neppure vagamente simile, molto semplicemente perché Radio Radicale ha reso doveroso per sé assicurare ciò che in realtà ad essa non competeva ma che nessuno si incaricava di assicurare: il diritto dei cittadini di conoscere quanto più possibile affinché essi potessero poi determinarsi a proprio giudizio. Che questo servizio pubblico non sia stato reso dal cosiddetto servizio pubblico - se non indirettamente, appunto, tramite la radio ( Radio Radicale) che ora si vuol sopprimere - la dice lunga su quanto poco sia tenuto in conto il diritto dei cittadini di poter accedere a un’informazione completa sulle faccende che governano la loro vita. E se qui si trattasse di far trasmettere quell’informazione ad altri, di far prestare quel servizio ad altri, insomma di un avvicendamento societario o dell’ingresso pubblico nella gestione diretta di quel servizio, senza snaturamento e a costi paragonabili, allora davvero non ci sarebbe problema. Ma qui non si tratta di questo. Perché senza Radio Radicale non ci sarebbe il servizio di informazione garantito da Radio Radicale.
Occorre dunque che Radio Radicale possa continuare a fare esattamente ciò che sinora ha fatto. Che è esattamente ciò che altri avrebbe dovuto fare e non ha fatto. E che, ripetiamolo, non farebbe mai.