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L'ex premier Giuseppe Conte (M5S)
Radicale in patria, affidabile e felpato in Europa. La strategia di Giuseppe Conte per far crescere un Movimento 5 Stelle già rinfrancato dai sondaggi si gioca su più fronti. Se a Roma l’obiettivo principale resta quello di svuotare il più possibile il bacino elettorale del Pd, spostando a sinistra l’asse della sua creatura sui temi più delicati (dal pacifismo alla difesa del reddito di cittadinanza), a Bruxelles l’avvocato ha una sola priorità: dare una casa politica a un partito “apolide” da quattro anni costruendo alleanze.
La vecchia liaison con lo Ukip di Nigel Farage e l'estrema destra tedesca di Afd, con cui fine al 2019 i grillini condividevano il gruppo parlamentare Efdd? «Errori di gioventù», taglia corto Conte, che due giorni fa ha incontrato a Bruxelles sia i vertici dei Verdi europei che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il Movimento euroscettico che condivideva i banchi col partito della Brexit, del resto, era figlio di un’era politica precedente, quando a dettare la linea erano ancora Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Men che meno Conte intende intestarsi le scappatelle senza sentimento di Luigi Di Maio con i gilet gialli. Nel frattempo «è cambiato il mondo: c'è stato un percorso evolutivo completamente diverso, c'è stato anche un nuovo corso. Quei tempi sono molto lontani. Il M5S da tempo lavora in questa istituzione con grande dignità e impegno», sottolinea il leader pentastellato, rivendicando il suo ruolo decisivo nella mutazione genetica.
Fu sotto la sua presidenza del Consiglio, infatti, che i 14 eurodeputati grillini parcheggiati nel Misto decisero di sostenere l’elezione di von der Leyen, rompendo l’asse con la Lega e il governo. E da quel preciso istante ebbe inizio l’epoca giallo rossa e la grande manovra di riposizionamento - ancora in corso - del Movimento 5 Stelle. Una giravolta radicale che però al momento non ha consentito ai pentastellati di trovare ospitalità in una delle grandi famiglie politiche europee. E così, dopo un lungo corteggiamento inefficace ai Socialisti, il partito di Conte torna alla carica dei Verdi, fino a poco tempo fa ostili a un ingresso dei grillini nel Gruppo a causa della scarsa trasparenza interna del dei 5S, certificata dal ruolo indefinito di Davide Casaleggio. Ma ora che Rousseau è finito nella soffitta dei ricordi da non aprire e che la linea politica non è soggetta
a condizionamenti esterni, l’ex avvocato prova a tornare alla carica. L’obiettivo sono le Europee del 2024, quando i pentastellati vorranno rientrare a Strasburgo passando dalla porta principale: all’interno di una famiglia storica. Il tempo del nomadismo è finito e Conte lavora per avere garanzie.
E in quest’ottica va letto anche l’incontro con la presidente della Commissione Ue. L’ex premier può del resto fare affidamento su una serie di relazioni personali costruite nel corso del suo secondo governo e prova a farle fruttare per raggiungere i suoi scopi. Perché se è vero che il leader grillino ha bisogno anche del sostegno di von der Leyen per accasare il suo partito, è altrettanto vero che Ursula ha bisogno di Giuseppe per sperare in una rielezione al prossimo giro.
Stando ai sondaggi, infatti, l’apporto del M5S potrebbe rivelarsi decisivo per un secondo mandato, soprattutto in un contesto in cui le destre europee potrebbero far saltare il banco dell’alleanza tra Popolari e Socialisti su cui fa perno la maggioranza Ursula. Con la presidente «abbiamo parlato della revisione del Patto di stabilità e crescita. Noi dobbiamo assolutamente invertire questa tendenza, abbandonare le regole del passato e creare un Patto di crescita e di sviluppo sociale, nella stabilità», prova a dire Conte dopo il faccia a faccia con von der Leyen, schivando qualsiasi altro argomento legato ai posizionamenti futuri. Quanto alle trattative coi Verdi: «È stato un bel confronto e quindi continueremo ad aggiornarci. Se ci sono le premesse, se si realizzeranno le premesse, e mi sembra che il “buongiorno” ci sia, potremo sicuramente valutare anche un nostro ingresso nel loro gruppo. Ma deve essere fatto il tutto con chiarezza politica».
La manovra a tenaglia di Conte, da Roma e da Bruxelles, per riportare il M5S al centro della politica che conta è cominciata. E in assenza di un Pd ancora in confusione potrà andare tranquillamente in porto.