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Un presidente o una presidente, super partes, una figura istituzionale, di garanzia, che non sia un capo di partito. È la proposta che il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta ha lanciato nel corso della riunione congiunta della direzione nazionale e dei gruppi parlamentari del Pd. Una proposta lanciata dalla sala principale del Nazareno, al terzo piano, da oggi intitolata a David Sassoli. Una riunione che non poteva non partire con un ricordo del presidente del parlamento europeo, scomparso recentemente: «David ha rappresentato un nativo democratico, è la figura che rappresenta quell’idea di democratico a tutto tondo», il pensiero del segretario del Pd. Entrando nel vivo della direzione, eccezionalmente da remoto, causa regole di restrizioni per il Covid, Letta è entrato subito sul tema oggetto della direzione: l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. «Non vogliamo mettere in campo nessun nome, mettere in campo nomi oggi vuole dire bruciare nomi che possono essere oggetto di veti, noi abbiamo intenzione di muoverci in una direzione costruttiva». Per il Partito Democratico la scelta del prossimo presidente deve ricadere su una figura «istituzionale, di garanzia, super partes, non un capo politico, non una figura divisiva, ma una figura di unità che possa rappresentare tutti e tutto e possa essere in continuità con quello che ha rappresentato il presidente Mattarella, e possa guidare le istituzione nel modo migliore, in sintonia profonda con il nostro paese. Noi abbiamo l’obiettivo di eleggere una presidente o un presidente che possa dare l’incarico di governo, a fine legislatura, a chiunque abbia vinto le elezioni e che possa quindi garantire una condizione di normalità». Molto critico nei confronti della decisione presa ieri dal centrodestra di candidare al Colle, Silvio Berlusconi: «Il passaggio di ieri è stato un passaggio che è andato oltre, in questa scelta, c’è un primo punto assolutamente chiaro da parte nostra: non c’è nessun diritto di precedenza che il centrodestra può vantare nell’indicare il presidente della Repubblica, non ci sono in numeri. La presidenza della Repubblica non è di proprietà del centrodestra, una logica profondamente sbagliata». Letta ha ricordato che «in Parlamento nessuno ha la maggioranza, è un’unione di minoranze. Noi ci stiamo muovendo con responsabilità. Se si dovesse andare alle tre prime votazioni senza un accordo dobbiamo fare una scelta: o votare scheda bianca o convergere su un nome e decidere come comportarsi se il centro destra continuerà sulla scelta sbagliata di continuare con il candidato di un capo politico, divisivo. Questa scelta ci ha stupito e deluso, ma noi siamo positivi e ottimisti di arrivare alla soluzione migliore il più presto possibile». Per il segretario dem la legislatura e l’azione di governo devono andare avanti, insomma ha sgombrato il campo da un possibile passaggio dell’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi al Colle e ha lanciato un patto di legislatura: «Il nostro paese oggi non può permettersi elezioni anticipate, l’azione di continuità di governo, di stabilità è fondamentale per noi. Proponiamo un’iniziativa che attraverso tre punti crei un patto di legislatura che consenta di arrivare al 2023: l’elezione di un una o un presidente della Repubblica che sia una figura istituzionale, super partes, di garanzia, dare energia e forza perché i 14 prossimi mesi di governo trovino delle risposte efficaci in continuità con quanto stiamo facendo adesso, completare alcune fondamentali riforme. Per tutto questo serve un accordo tra tutte le forze maggioranza, serve un largo patto di legislatura ognuno deve fare un gesto di coraggio e generosità verso il paese, un gesto che verrà ripagata dal paese. La buona politica è possibile, dobbiamo proteggere la figura di Mario Draghi». Letta ha sottolineato che il Partito Democratico «sta dimostrando di essere il partito che ha a cuore niente più che l’interesse del Paese, non un interesse di parte, la scelta del presidente della Repubblica vogliamo compierla con questo spirito».