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Berlusconi Meloni leader centrodestra
«Il vertice servirà a capire come allargare il campo, ovvero come proporre la candidatura di Berlusconi al Colle al di fuori del perimetro del centrodestra», dice Lorenzo Cesa dopo aver sentito al telefono Silvio Berlusconi. Oggi a Villa Grande, dunque, il Cav non scioglierà la riserva ma ribadirà la sua intenzione di scendere in campo e si attende il sostegno di tutti gli alleati, visto che è stato il fondatore di questa coalizione. Se Draghi va al Colle, il governo cade, va ripetendo come un mantra a chi lo sente l’ex premier, convinto che la paura di andare al voto e di perdere la cadrega prevarrà su tutto. «E proprio perché è sicuro che l’ex governatore di Bankitalia resterà a palazzo Chigi, Berlusconi non lo considera un antagonista e tira dritto per la sua strada», confida all’Adnkronos Vittorio Sgarbi che da oltre una settimana gli sta facendo da "telefonista" nell’attività di scouting parlamentare specialmente nel Miso e tra i Cinque stelle.
Il critico d’arte, però, lo ha messo in guardia dal "fuoco amico" il vero scoglio da superare. I franchi tiratori si annidano innanzitutto dentro Fi, ma anche nella Lega, dove tanti si trovano in difficoltà, se non in imbarazzo e, non a caso, continuano a circolare voci su un piano B, anche se Matteo Salvini ha dichiarato pubblicamente che «il centrodestra è compatto sul nome di Berlusconi». Pure Fdi è freddina, non "si espone" più di tanto e attende che sia il Cavaliere a ufficializzare la sua corsa. Non a caso, ieri Giorgia Meloni ha preferito non rispondere a domande dirette, rinviando tutto al summit di oggi, aprendo però il fronte della legge elettorale: «Mi pare che in queste ore molti lavorano per avere la garanzia che ci sia una legge proporzionale...». Nell’inner circle forzista, molti avrebbero consigliato a Berlusconi di dare la sua disponibilità solo dopo aver innanzitutto verificato l’unità della coalizione attorno al suo nome. Tra questi Sgarbi, appunto, ma soprattutto Gianni Letta. Non sono passate inosservate, infatti, le parole dell’eminenza azzurrina pronunciate ieri dopo la visita alla camera ardente di David Sassoli: «Se il clima sentito in Parlamento nel ricordo di David, un clima di desiderio da tutte le parti di contribuire a guardare gli interessi del Paese e non alle differenze di parte, fosse quello che porta i grandi elettori a votare per il presidente della Repubblica, sarebbe una grandissima lezione». Frasi su cui si è trovato d’accordo Matteo Renzi, altro battitore libero nella partita quirinalizia: «Sono totalmente d’accordo con Letta, Gianni», che «definisce uno schema di gioco totalmente diverso da quello della conta...». «Allo stato - assicura Sgarbi, pallottoliere alla mano - sono 12 (nel centrodestra) quelli che non voteranno mai il leader azzurro, a fronte di 10 "nuovi acquisti" pronti a votarlo al fuori del perimetro della coalizione». I "numeri", dunque, sono l’assillo in questo momento di Arcore e dei suoi fedelissimi. «Se alla fine delle fiera, fatte tutte le verifiche del caso - sottolinea il leader di Rinascimento - mancano all’appello quei 50 voti utili a Berlusconi per andare al Colle, oltre agli attuali 450 grandi elettori del centrodestra, gli chiederò di rinunciare alla corsa e indicare lui un altro nome per conto della coalizione. Non lo accompagnerò a sbattere contro il muro...». Oggi a "Villa Grande" Berlusconi ascolterà gli alleati e rinnoverà l’importanza dell’unità del centrodestra in questo momento. Secondo Sgarbi «scioglierà la riserva sulla sua candidatura» non certo oggi al vertice con gli alleati, solo in zona Cesarini, «il 25 o 26 gennaio», perché «Silvio è come una donna molto corteggiata e può permettersi di dire sì o no fino all’ultimo minuto...».