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Riccardo Magi (+Europa)
«La scheda sintetica Nic non rileva né disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati». Questa frase, contenuta nella risposta fornita dal ministero della Giustizia ai deputati Riccardo Magi (+Europa) e Angelo Bonelli (Verdi), basterebbe da sola a spiegare come il caso Delmastro- Donzelli rappresenti un boomerang per il governo di Giorgia Meloni. Perché nonostante l’asserita non segretezza di parte degli atti che riportano i dialoghi tra l’anarchico in sciopero della fame Alfredo Cospito e tre boss al 41 bis come lui, il ministero si è limitato a consegnare solo tre pagine, di fatti le stesse rese note dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli (FdI), che il 31 gennaio ne ha riferito il contenuto in Parlamento. Atti a «limitata divulgazione», aveva già chiarito il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che però sono stati declamati in Aula, portandoli a conoscenza praticamente dell’intero Paese.
Magi e Bonelli avevano chiesto a via Arenula di avere gli stessi documenti citati da Donzelli, che nel suo intervento ha riportato più di un virgolettato dei dialoghi avvenuti in carcere. Informazioni, aveva chiarito il deputato meloniano, che aveva avuto dal sottosegretario Andrea Delmastro Della Vedova, suo compagno di partito nonché coinquilino. «Avrei potuto rivelare a qualsiasi parlamentare il contenuto di quegli atti», aveva spiegato il giorno dopo il sottosegretario, del quale ora le opposizioni chiedono le dimissioni.
Attorno a Delmastro e Donzelli si è stretta tutta la squadra di Giorgia Meloni, Guardasigilli compreso, che ha subito chiarito la natura non segreta di quegli atti. Da qui la richiesta di Magi e Bonelli, che fa il paio con la mozione di censura depositata da M5S e Pd- Avs, alla quale ha già annunciato voto favorevole il Terzo Polo. Perché se quegli atti non sono segreti - questa la ratio - allora il ministero non può esimersi dal renderli noti agli altri parlamentari. In caso contrario, le dimissioni dei due parlamentari dai rispettivi ruoli istituzionali sarebbero un atto dovuto.
Nel documento firmato dal vice capo di Gabinetto vicario Giusi Bortolozzi il ministero è costretto ad ammettere che «l'istanza di accesso agli atti - con relativa richiesta di copia - non può essere esitata da questo Ufficio ai sensi degli artt. 22 e 24 della legge n. 241/ 1990 nonché del D. M. 25 gennaio 1996 n. 115».
Nel primo caso, la legge stabilisce che il diritto di accesso è escluso «per i documenti coperti da segreto di Stato» e nei casi «di segreto o di divieto di divulgazione espressamente previsti dalla legge». Nel secondo, invece, il diritto di accesso è negato quando dalla divulgazione di tali atti «possa derivare una lesione specifica e individuata alla sicurezza e alla difesa nazionale».
Da qui la riqualificazione d’ufficio dell’istanza «come atto ascrivibile lato sensu al sindacato ispettivo». E la risposta «evasiva», secondo Magi e Bonelli, che colloca le informazioni in possesso di Donzelli nella scheda di sintesi del Nic, sulla quale «non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». Insomma, gli atti sono segreti, il loro riassunto no. Cionostante ai due parlamentari vengono consegnate solo tre pagine 49, 53 e 54 - ripulite dai dati sensibili
e che, di fatto, ripropongono le stesse frasi pronunciate in aula dal deputato, con tanto di virgolettati ascrivibili a Cospito e ai boss con lui nell’ora d’aria.
«È una risposta non- risposta - spiega al Dubbio Magi -. Il ministero, da una parte, non poteva non rispondere a me e ai colleghi, altrimenti non avrebbe più coperto Donzelli e Delmastro. Dall’altra parte è stata operata una selezione di quel documento, mandandoci soltanto degli stralci, selezionati in maniera assolutamente discrezionale. Sono gli stessi dell’accesso di Donzelli? E che tipo di accesso ha avuto Donzelli?».
Le ragioni dell’istanza, ha sottolineato, non stanno nella volontà di conoscere il contenuto del documento, «quanto in quella di testare la terzietà dell’amministrazione, in questo caso il ministero della Giustizia. Che deve dare le stesse risposte e mantenere la stessa posizione a prescindere dall’interlocutore. L’amministrazione non può essere asservita alla maggioranza».
L’altra contraddizione «nella quale sono caduti sin dall’inizio, in particolare il ministro Nordio, che dal mio punto di vista ci ha perso la faccia», ha aggiunto Magi, «è il fatto che questi documenti sono a limitata divulgazione. Se non sono secretati, perché ci vengono fornite solo tre pagine?». Una risposta «discrezionale, contraddittoria e ambigua, che rende impossibile trovare un criterio logico in ciò che dice il ministero. Questa, insieme a tutte le contraddizioni alle quali si è sottoposto il ministro in aula, è una mossa che ha il fine politico di coprire l’operato di Delmastro e Donzelli, che hanno agito in un modo improntato all’analfabetismo istituzionale, che continua nella risposta del ministero».
La prossima mossa sarà «valutare se fare un atto di sindacato ispettivo specificamente rivolto al ministro, per chiedere con quale modalità l’onorevole Donzelli è entrato in possesso di quelle informazioni, quali filtri sono stati posti e se sono gli stessi che sono stati posti a noi». Perché «è importante che venga messo nero su bianco in che modo quegli atti siano finiti nelle sue mani».
Dello stesso tenore il commento di Bonelli. «Per una strana casualità Delmastro e Donzelli hanno avuto l’unica relazione del Dap sui colloqui di detenuti che non è riservata? Difficile da credere», ha scritto in un lungo post su Facebook. Anche perché Donzelli «non ha fatto alcuna richiesta di atto ispettivo o di accesso agli atti». Ma non solo: «Perché il ministero fa confusione tra segreto di Stato e segreto di ufficio, compiendo un errore così grossolano? Il ministro lo fa perché deve trovare una soluzione politica al disastro compiuto da Donzelli e Delmastro?».
Bonelli ha annunciato di voler inviare la risposta del ministero alla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo - dopo il suo esposto - per rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio.