PHOTO
Andrea Cozzolino, europarlamentare del Pd
Mentre gli indagati eccellenti del caso Qatargate sono tornati tutti a casa ai domiciliari, i giudici della sezione misure di prevenzione della Corte di Appello di Napoli (presidente Rosa Caturano, a latere Gabriella Gallucci e Furio Cioffi) hanno accolto la richiesta di estradizione emessa dalle autorità belghe nei confronti dell'europarlamentare Andrea Cozzolino, indagato nell'ambito del cosiddetto Qatargate. Il politico è accusato dal procuratore belga Michel Claise di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio; con lo scopo di favorire gli interessi del Qatar e del Marocco negli alti organismi comunitari in cambio di lauti compensi.
In particolare, Cozzolino si sarebbe occupato di perorare la causa marocchina su mandato di Abderrahim Atmoun, ambasciatore di Rabat a Varsavia, con il quale avrebbe avuto diversi incontri. Contro la decisione, arrivata dopo quattro ore di Camera di consiglio nella giornata di martedì, gli avvocati Federico Conte e Dezio Ferraro hanno già annunciato l'intenzione di presentare ricorso in Cassazione entro la scadenza prevista di cinque giorni.
Nel corso delle scorse udienze, i legali avevano sollevato dubbi sulla legittimità costituzionalità della richiesta di arresto, notificata il 10 febbraio scorso dai finanzieri del Gico di Napoli. Dopo una prima notte trascorsa in carcere, Cozzolino è stato posto agli arresti domiciliari in attesa della pronuncia della Corte d'appello di Napoli, arrivata dopo sei udienze concluse con un rinvio. Cozzolino, nel corso dell’udienza davanti alla sezione misure di prevenzione della Corte d'Appello di Napoli, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, definendo «fumose e poco dettagliate» le contestazioni mosse dall'autorità giudiziaria belga nei suoi confronti. «Sin dal primo momento ha dichiarato - ho chiesto invano di essere ascoltato, sia prima di rinunciare all’immunità, sia dopo. Ritengo che contro di me vi siano solo accuse fumose. Sono pronto a fornire ogni chiarimento, come ho sottolineato fin dall'inizio di questa storia, ma voglio sapere, credo di aver diritto di sapere che cosa concretamente mi viene contestato». Un’incertezza che i legali del politico hanno più volte evidenziato in aula, secondo cui non sono chiari i motivi investigativi alla base della richiesta di arresto, definita dagli stessi Conte e Ferraro «generica per attività istruttorie», delle quali non si sa nulla. La difesa, nel corso dell’udienza di martedì, ha depositato la decisione della Corte di Appello di Milano che, il 9 maggio, ha rigettato la richiesta di arresto avanzata dal Belgio nei confronti di un’altra indagata, la commercialista Monica Rossana Bellini, la commercialista della famiglia di Antonio Panzeri, il primo “pentito” del Qatargate. Secondo i giudici milanesi, infatti, gli atti d’accusa nei suoi confronti sono stati «formulati in maniera assai vaga» e gli stessi giudici di Bruxelles, di fronte alle richieste di chiarimenti, hanno opposto un «persistente silenzio». Da qui «l’obiettiva incertezza circa le ragioni istruttorie poste a fondamento del mandato di arresto europeo».