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La crisi dell’energia piomba sulla campagna elettorale e il prezzo del gas, schizzato oltre i 300 euro al megawat/ora, fa litigare i leader di partito. Sul tema interviene anche il governo, in vista del vertice europeo di metà ottobre dal quale dovrebbe uscire un tetto a livello europeo al prezzo del gas. L’allarme è stato lanciato questa mattina dal leader di Azione e del terzo polo, Carlo Calenda, che ha parlato di emergenza nazionale e di sospensione della campagna elettorale. «Grazie a Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte il Governo Draghi ha le mani legate, ma servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento delle rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie, ora - scrive l’ex ministro dello Sviluppo economico su twitter - Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio». Risponde a stretto giro il leader della Lega, Matteo Salvini, secondo il quale Calenda propone di fermarsi perché «forse sa che ha già perso». Ma il numero uno del Carroccio attacca anche il Pd, reo di essersi svegliato tardi sul tema del caro bollette. La controreplica è affidata al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, secondo il quale «Salvini ha un’amnesia» perché «non ricorda che il Pd ha sollecitato e sostenuto tutti gli interventi contro il caro bollette», primo tra tutti la tassazione sugli extraprofitti. Poi ci pensa il governo a fare un po’ di chiarezza. «Il gas c'è, non c'è motivo di pensare a razionamenti - spiega un autorevole fonte di palazzo Chigi - semmai il problema è un altro, ovvero il rigassificatore: se non se ne realizza almeno uno in tempi stretti, nel 2023 andremo in emergenza, soprattutto non potremo affrancarci, come stiamo facendo, dal gas russo». Il risultato? «Cinque miliardi di metri cubi di gas resterebbero fuori perché senza un “contenitore” dove poterli accogliere, e questo nonostante gli accordi stretti dal governo per diversificare: sarebbe la beffa più grande». In queste ore, sulla scrivania di Mario Draghi c'è il pacchetto di aiuti per le imprese che arriverà a settembre: per le aziende in affanno, che continuano a lanciare il loro grido d'allarme, si farà nuovamente leva sul credito d'imposta, mentre per le energivore, spiega la stessa fonte, «ci saranno due pacchetti importanti a prezzi calmierati, uno riguardante il gas e l'altro l'energia elettrica». Il resto della partita si giocherà a Bruxelles, ma il riflettore nostrano è puntato su Piombino, che dovrebbe accogliere il rigassificatore che nessuno, a parte il terzo polo, vuole. «La proposta del Pd di reintrodurre la valutazione di impatto ambientale per l’ipotesi di un rigassificatore galleggiante all’interno del porto di Piombino è da valutare e accogliere positivamente», ha detto il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Critico Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia. «Nel caso specifico di Piombino il governo, mal consigliato dal Pd, ha fatto due errori - ha spiegato il colonnello di Giorgia meloni - ha scavalcato l'amministrazione e i cittadini e non ha approfondito le possibili alternative: Fratelli d'Italia al governo valuterà tutte le soluzioni e le possibili alternative fermo restando che Piombino è ancora in credito con lo Stato per colpa dei governi passati che non hanno rispettato gli accordi sulle bonifiche delle acciaierie».