La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanché, il compagno Dimitri Kunz d'Asburgo Lorena e un collaboratore esterno nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta truffa all'Inps nell'erogazione indebita della cassa Covid a zero ore per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Concessionaria. L’ufficio direttivo guidato dal procuratore Marcello Viola ha diramato una nota ufficiale.

La ricostruzione della vicenda giudiziaria

La richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche le due società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Stando alla contestazione della Procura di Milano nell'avviso di chiusura delle indagini preliminari notificato lo scorso 22 marzo la ministra del Turismo, il compagno, entrambi amministratori delle società, e del loro collaborate esterno Paolo Giuseppe Concordia «si procuravano un ingiusto profitto, con corrispondente danno per l'Inps, consistito nella percezione indebita delle somme erogate dall'Inps a titolo di indennità di cassa integrazione, direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società», Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.

In particolare, secondo i pm Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, coordinati dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio, gli indagati avrebbero «dichiarato falsamente» che i 13 dipendenti, tra Editore e Concessionaria, avevano «l’esonero totale dall'attività lavorativa, mentre di fatto avevano continuato a svolgere le proprie mansioni, secondo i contratti in corso, in smart working». La somma relativa alla presunta erogazione indebita ammonta a 126 mila euro.