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«Il problema non è la candidatura di Foa alla presidenza della Rai, ma la coalizione di centrodestra e il suo rafforzamento». La sintesi più efficace della situazione è firmata da Antonio Tajani, “vice capo” di Forza Italia, oltre che presidente del Parlamento europeo. Il futuro della Rai è appeso agli equilibri tra Lega e FI. Il Cavaliere sarebbe disposto a fare una retromarcia, sostenendo l’elezione del candidato leghista Marcello Foa, in cambio di alcune garanzie politiche da parte del leader del Carroccio. Politiche prima di tutto. Perché in ballo c’è la so- pravvivenza stessa del partito azzurro, sempre più ridimensionato dalla cavalcata salviniana. In autunno si vota in Abruzzo, dove la Lega ha già annunciato la corsa solitaria, in Basilicata e in Trentino Alto Adige. Ma sono soprattutto gli appuntamenti dell’annno prossimo a impensierire i sonni di Berlusconi, quando bisognerà rinnovare le i consigli regionali di Piemonte, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Sardegna e Calabria. In cambio del sostegno a Foa, Forza Italia pretenderà di ridar vita a una “relazione” moribonda, imponendo il ritorno al vechcio schema di alleanze e qualche candidato presidente. «Serve dar vita a una vera coalizione di centrodestra, chiederemo alla Lega di dare segnali in questa direzione, anche su Genova», spiega adesso Tajani. «Crediamo in un centrodestra alternativo alle due sinistre: quella statalista e un pò stalinista del Movimento 5 stelle e quella travolta dagli elettori del Pd. Noi siamo alternativi non condividiamo i loro progetti politici e i contenuti economici delle loro scelte, ammesso che quelle dei 5 stelle si capiscano».
Ma nonostante le “gelosie” di Tajani, i 5 Stelle continueranno a essere i soci di governo della Lega. Forza Italia sarà determinante nella partita delle nomine Rai, ma senza Di Maio Salvini non potrebbe mai sperare di portare Foa sulla poltrona della presidenzai. Il 13 settembre, i due partiti di maggioranza hanno presentato una risoluzione in cui si sostiene che il cda di viale Mazzini possa procedere alla votazione di un nuovo presidente senza alcuna limitazione o preclusione. Sostanzialmente si chiede un nuovo voto su Foa nonostante la prima la bocciatura. Il presidente della commissione, l’azzurro Alberto Barachini, ha fissato il giorno in cui sarà discussa: il 19 settembre. Fino ad allora la Lega ha tempo per convincere Forza Italia a convergere sul nome di Foa, visto che era stato proprio il voto contrario degli azzurri a far saltare la nomina in Vigilanza, dove è necessario il voto dei due terzi dei componenti.
A mettere i bastoni tra le ruote, però, ci pensa il Pd, con la deputata Carla Cantone, che chiede un intervento del presidente della Camera, Roberto Fico. La riproposizione di Foa, è il ragionamento democratico, sarebbe «contro ogni legge e regolamento» : un presidente già bocciato non può essere ricandato. La battaglia per Viale Mazzini potrebbe finire a carte bollate. Maggioranza e opposizione hanno infatti commissionato e depositato dei pareri legali che vanno in direzione opposta. «Le scelte compiute dal Cda Rai sulla nomina del Presidente sono state impeccabili. In ogni caso, a breve presenteremo una serie di pareri legali, tra cui quello del noto studio Villarboito di Torino, a conforto di quanto sosteniamo», dice il capogruppo della Lega in Commissione di Vigilanza Rai, Paolo Tiramani. «Come già chiarito in Commissione, nulla vieta di rivotare lo stesso nominativo. La normativa per noi è chiara. Forse ha solo un difetto: quello di non accontentare il Pd. Se ne facciano una ragione», insistono i leghisti, convinti che il «senso di responsabilità prevarrà sulla tentazione di provocare uno stallo senza precedenti che danneggerebbe azienda, contratto di servizio, programmazione radiotelevisiva e, ovviamente, tanti posti di lavoro».
Marcello Foa attende nuovi sviluppi. Tutto si deciderà domani, quando probabilmente arriverà il faccia a faccia tra Salvini e Berlusconi.