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«Il presidente sta lavorando, c’è un tavolo e non mi piace parlare di prescrizione ma di riforma del processo penale». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alle prese con una mediazione impossibile sulla prescrizione, ostenta serenità. «Continueremo a lavorare per trovare una soluzione e completare il quadro», dice, consapevole che sulla riforma Bonafede si gioca un pezzo importante del futuro del suo governo.
Il premier annuncia un nuovo vertice di maggioranza ( potrebbe tenersi già oggi), nel tentativo insperato di «trovare un accordo su tutti gli aspetti della riforma del processo penale». Più facile a dirsi che a farsi, visto che al momento le posizioni tra alleati sembrano piuttosto distanti, con Italia Viva, pronta a far naufragare la prescrizione targata Bonafede in Aula e il Movimento 5 Stelle, momentaneamente indisponibile ad aprire a modifiche.
La mediazione tentata dal premier - con il cosiddetto “Lodo Conte” che differenzia le sentenze di assoluzione a quelle per i condannati - non ha dato i suoi frutti, nonostante gli appelli «a non rimanere abbarbicati a posizioni di principio, i cittadini vogliono una giustizia equa e efficiente».
Il richiamo al buonsenso potrebbe non bastare a sciogliere il nodo in tempi brevi. Già, perché la clessidra parlamentare è già capovolta e ogni granello che avvicina il governo alla data del 24 febbraio - quando il ddl Costa che abolisce la riforma della prescrizione arriverà a Montecitorio - mette a repentaglio l’esistenza stessa del Conte bis.
Non solo, già prima di quella data, la maggioranza potrebbe ricevere altri scossoni dagli emendamenti contenuti nel decreto Milleproroghe, tra cui spicca quello a firma della deputata renziana Lucia Annibali che sospende gli effetti della riforma Bonafede fino al gennaio dell’anno prossimo. «Senza una soluzione» sul nodo prescrizione «noi siamo per votare i nostri emendamenti al Milleproroghe che sospendono l’efficacia della riforma Bonafede e poi votare la proposta di legge Costa che prevede il ritorno alla prescrizione della riforma del governo Renzi fatta dal ministro Orlando», mette subito in chiaro il vicepresidente della Camera e coordinatore di Italia viva, Ettore Rosato, ribadendo la linea già chiarita da Matteo Renzi.
«L’ultima bufala messa in giro dai mediocri è: “Renzi aiuta Salvini”», scirve su Facebook l’ex segretario del Pd, rivendicando il suo ruolo nella formazione del nuovo governo, nato proprio per «mandare a casa» l’uomo che chiedeva pieni poteri. Poi la stoccata agli alleati: «Insieme a Salvini sulla prescrizione hanno votato loro, approvando la vergognosa legge Bonafede.
Noi stiamo difendendo la nostra legge, la legge Orlando mentre gli altri difendono la legge firmata con Salvini», attacca Renzi, provando a stanare soprattutto il suo ex partito, asserragliato sulla linea della collaborazione tra forze di maggioranza, ma considerato troppo timido su un nodo così delicato come la prescrizione. Ma al ledaer di Iv replica l’account Twitter ufficiale del Movimento 5 Stelle, che rilancia un’intervista video del 2014, in cui l’allora premier Renzi parlava così dell’argomento prescrizione: «Ci sono cose che non hanno tempo, ci sono dei dolori che non hanno tempo, quindi da presidente del consiglio dico che noi dobbiamo far sì che i processi siano più veloci, che non ci sia l’incubo, il giochino della prescrizione».
A corredo del video, i grillini consegnano poi un messaggio all’alleato: «Non accettiamo ricatti, siamo dalla parte degli italiani e andiamo avanti con impegno per dare al Paese processi più rapidi e maggiore efficienza» . E mentre le due formazioni se le danno di santa ragione, il Pd si limita a osservare che «il vero punto è politico», dice il capogruppo dem in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli. «Finché non ci sarà un accordo politico, il tema tornerà sempre».
Chi si dice invece convinto di un passo indietro di Alfonso Bonafede sulla sua stessa riforma è il deputato forzista Enrico Costa, autore della proposta di legge per l’abolizione della prescrizione grillina, che il 24 febbraio tornerà alla Camera. «Ogni giorno che passa la posizione del guardasigilli si fa meno granitica», afferma il responsabile giustizia di Forza Italia. «Ancora due giorni fa ha fatto dichiarazioni bellicose, ma a breve sarà inevitabile per lui fare un passo indietro rispetto allo stop alla prescrizione».
Il ministro Bonafede - è il ragionamento dell’esponente azzurro - non può permettersi che la sua riforma affondi in Aula. «E soprattutto non può permetterselo Conte», aggiunge sibillino Costa. «Sarà per noi un grande successo politico, ottenuto con tenacia, costanza, argomenti solidi». Ma il capo del governo continua a ostentare ottimismo.