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«La lunga strada nel Pd per me finisce qui». Inizia così il lungo post su Facebook con cui il senatore Gianni Pittella annuncia il suo addio ai dem. «Lo scrivo senza polemica e con grande serenità d’animo. Molte delle ragioni politiche e culturali che mi avevano indotto a scegliere di contribuire alla sua fondazione e dipoi a candidarmi alla segreteria del partito mi appaiono in questa fase storica più sbiadite e incerte. E aggiungo che negli ultimi tempi si sono aggiunte anche delusioni umane, quando per me, come chi mi conosce sa, il rapporto umano ha un valore prezioso», scrive il senatore ormai ex Pd. Che poi entra nel merito delle questioni e argomenta: «Molti argomenti di considerazione politica li avevo avanzati in sede pubblica. Rivendicavo la necessità di accentuare il carattere riformista e riformatore del partito, compiendo scelte nette e moderne su temi stretegici, sviluppo, indipendenza energetica, mercato del lavoro, giustizia e garanzie per i cittadini. Ho avuto per risposta una certa ondivaga tiepidezza, per lo più per non collidere con le posizioni tradizionali della sinistra massimalista o dei 5Stelle», argomenta Pittella, convinto che il "Terzo Polo" di Calenda e Renzi sia «un embrione di speranza. L’idea che la grande questione liberalsocialista in Italia possa trovare una casa, che il filone socialista e liberale di Gobetti, Rosselli e Bobbio possa alimentare un progetto e ispirare scelte concrete. È un tentativo che va incoraggiato», spiega il senatore lucano. Ma le ragioni dell'addio non sono solo di natura politica: «Come sapete per me viene sempre prima la politica. Anche se stavolta non c’è solo la politica. C’è mio fratello Marcello», aggiunge Pittella, aprendo un capitolo amaro della sua storia familiare e non solo. «Come noto a pochi mesi dalle scorse elezioni regionali, fu arrestato da Presidente di Regione in carica. Ovviamente fu costretto a non ricandidarsi Presidente quando aveva buone chance di riconferma. Pochi mesi dopo gli venne un brutto male. A dicembre 2021, dicembre scorso, ha superato la vicenda giudiziaria con assoluzione piena e pure il malanno fisico, nonostante qualche piccolo acciacco resti. Tra i cittadini si è scatenato un moto di affetto, grande». Dai vertici del Partito democratico, invece «al netto di qualche telefonata di singoli autorevoli membri di governo, non una parola o quasi. Questo la dice lunga, non sulla vicenda o sulla persona Pittella, ma sulla cultura del Pd sui diritti e le garanzie. Un’altra buona ragione per fare la battaglia con Carlo Calenda e per votare Marcello Pittella al Senato in Basilicata», conclude.