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MATTEO SALVINI MINISTRO INFRASTRUTTURE, MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO DELL'INTERNO
Era inevitabile che i fatti di cronaca degli ultimi giorni, dopo le polemiche seguite alla trasformazione del discusso ddl sicurezza in un decreto da parte del governo, venissero lette in chiave politica. Ed è esattamente quanto accaduto, con un pressing degli esponenti di maggioranza che si è intensificato dopo le immagini diffuse da tv e social sugli scontri tra ultras e poliziotti a margine del derby capitolino di calcio.
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, commentando le immagini provenienti dai dintorni dello stadio Olimpico, ha fatto riferimento alla necessità di non ben precisate «ulteriori misure» a protezione degli agenti, pubblicando sui suoi profili social un lungo post: «Si susseguono», ha scritto Piantedosi, «i vergognosi attacchi di delinquenti contro le Forze dell'ordine: a Milano per una manifestazione caratterizzata da danneggiamenti e aggressioni, a Torino in occasione di un rave abusivo, a Roma con ultras scatenati in violenze di ogni tipo».
«A fronte di questi comportamenti indegni e inaccettabili», ha proseguito il ministro, «le Forze di polizia continuano a svolgere il proprio lavoro con equilibrio e professionalità, garantendo la sicurezza della collettività in condizioni molto difficili. A loro va la gratitudine e il pieno sostegno del Governo». «Per questo», ha concluso, «oltre al Decreto legge sicurezza appena varato, siamo determinati a portare avanti ogni ulteriore misura necessaria per garantire l'incolumità degli uomini e delle donne in divisa».
In una giornata in cui vi sono state molte voci di giuristi e di legali contro il provvedimento licenziato dal governo, tra cui anche l'annuncio di un ricorso alla Corte costituzionale e uno sciopero della fame da parte dell'ex-sottosegretario Franco Corleone, è verosimile che Piantedosi e i leader del centrodestra facciano leva sugli episodi – indiscutibili – di violenza a Milano e a Roma per rafforzare la tesi della sussistenza dei requisiti di urgenza necessari per l'emanazione di un decreto, a maggior ragione nel momento in cui tale decreto dovrà comunque affrontare un iter parlamentare per la conversione, per quanto compresso e a serio rischio fiducia, che rinfocolerà la dura contrapposizione politica di queste ultime settimane.
Con Piantedosi hanno immediatamente concordato i due vicepremier, nonché leader rispettivamente di FI e Lega, Antonio Tajani e Matteo Salvini, con una sfumatura in più da parte di Salvini che rimanda alla partita del Viminale, alla quale il segretario del Carroccio sembra non aver ancora rinunciato. Per Tajani «le violenze contro le forze dell'ordine sono inaccettabili, idiozie prive di qualsiasi fondamento che vanno assolutamente respinte. E bene fa il Governo ad adottare la linea dura contro i violenti». «Chi manifesta in maniera violenta», ha aggiunto il ministro degli Esteri, «deve essere assolutamente condannato. Tutta la mia solidarietà alle forze dell'ordine e agli agenti feriti, esprimo solidarietà non solo come ministro degli Esteri ma anche a nome di a Forza Italia, a tutte le donne e gli uomini che sono impegnati per garantire la sicurezza».
Più duro Salvini, il quale ha spinto su toni securitari “suggerendo” a Piantedosi in quale direzione portare l'ulteriore giro di vite annunciato: «Per certa gente», ha detto, «si devono aprire le porte del carcere, non bastano i Daspo, non bastano i domiciliari. Occorre investire di più in sicurezza nazionale, non in armi all'estero, questo vale per cortei, per questa o quella causa, per partite di calcio». Poi, incalzato dai cronisti sull'ipotesi di un suo ritorno al ministero dell'Interno, Salvini è stato sibillino, parlando di Piantedosi come di un «amico, un servitore dello Stato» ma, allo stesso tempo di un “tecnico”.
Non è escluso, in ogni caso, che il passaggio parlamentare del decreto venga sfruttato proprio per introdurre le norme più severe evocate sia da Piantedosi che da Salvini, e in quest'ottica le organizzazioni sindacali delle forze di polizia sono dalla parte del governo: in particolare, il Coisp chiede che «in sede di conversione vengano inserite norme più dure e specifiche per tutelare l'incolumità dei poliziotti in situazioni di questo tipo: Daspo a vita e carcere vero per chi aggredisce un agente in servizio, senza scappatoie o giustificazioni».
Da parte loro, le forze di opposizione, pur concordando nella condanna dei violenti e nella solidarietà agli agenti, mantengono la loro totale contrarietà al metodo usato per approvare il decreto a alle norme in esso contenute, e annunciano ostruzionismo in aula, nella speranza (ardua) di portarlo a decadenza.