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«Non sono pervenute candidature alla segreteria dopo le dimissioni di Matteo Renzi, dunque al termine dell’Assemblea nazionale del Pd “partirà automaticamente il congresso anticipato». L'annuncio è del presidente del partito Matteo Orfini e aggiunge che nei prossimi giorni fisserà la direzione che nominerà la commissione per il congresso. Entro le 13.30, infatti, era possibile presentare candidature per eleggere un successore già oggi secondo quanto previsto dallo statuto Pd. Servivano 117 firme di delegati per presentare una candidatura. L'assemblea, in pratica, ha riproposto lo stesso scenario che si era delineato nei giorni scorsi. Il segretario dimissionario Matteo Renzi ha ribadito: «Fermiamoci e ripartiamo, la scissione non ha senso. Scissione è una brutta parola, ma peggiore c'è solo ricatto. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat di una minoranza». Nel suo discorso il segretario del Pd ha sottolineato che il partito sta facendo «un regalo" a Beppe Grillo discutendo "solo di se stesso". Ha ribadito la volontà di andare a congresso, ma anche il sostegno al governo Gentiloni. Dopo aver ascoltato il discorso di Renzi e degli esponenti di maggioranza, la minoranza resta sulle sue posizioni non vedendo da parte del vertice dem "la volontà di unire". Per la minoranza ha parlato solo Guglielmo Epifani ma la minoranza è rimasta in sala ad ascoltare gli interventi. È intervenuto anche Walter Veltroni, primo segretario del Pd: «Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno». Già dalla prime indiscrezioni trapelava dalle fila della minoranza l'intenzione a non partecipare al congresso. Poi in serata, con una dichiarazione congiunta, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza hanno rotto gli indugi: "Anche oggi nei nostri interventi in assemblea - scrivono - c'è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un'assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima".