Contrordine compagni, le urne possono attendere. Il nuovo anno si apre all’insegna dei buoni propositi per i due maggiori partiti di governo. E dopo l’incontro di inizio gennaio tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti la parola crisi è stata cancellata dal vocabolario di Palazzo Chigi. Il cammino giallo- rosso, proseguirà senza intoppi, a sentire i protagonisti del racconto. E pazienza se il percorso è disseminato di insidie - prescrizione, Ilva, concessioni autostradali, solo per citarne alcune - Movimento 5 Stelle e Pd marceranno insieme. A partire dal disegno di una nuova legge elettorale proporzionale, con sbarramento al 5 per cento, su cui pare ci sia sintonia tra quasi tutti i partiti di maggioranza.

In questo contesto, pare che neanche un’eventuale sconfitta in Emilia Romagna possa mettere in discussione la poltrona di Giuseppe Conte. «Non penso che la destra possa vincere alle Regionali, ma se dovesse accadere non credo che il governo debba per forza cadere, non c’è alcun automatismo su questo», assicura in Tv Nicola Zingaretti, continuando a lodare il lavoro del premier. «Se davvero si vuole fermare Salvini, allora dobbiamo capire che il nostro campo va popolato da una diversità», spiega il segretario dem.

«Con Di Maio abbiamo parlato della necessità di aprire una fase nuova per questo governo, per riaccendere motori dell’economia italiana. È stato un incontro molto utile», racconta ancora Zingaretti. La tregua prevede la fine del cannoneggiamento su Palazzo Chigi e il rinvio di ogni discorso sul futuro a febbraio, dopo le elezioni regionali. E, complice la crisi internazionale, il capo politico pentastellato sceglie di fare il ministro degli Esteri, evitando di entrare a gamba tesa sul dibattito politico interno e mostra tutte le sue buone intenzioni. Uno sforzo molto apprezzato dall’alleato che pubblicamente riconosce a Di Maio il merito per l’impegno profuso a livello internazionale. «Crediamo nell’Italia unita e nella forza del dialogo dell’Europa e sosteniamo l’azione che il nostro governo sta cercando di fare, soprattutto sul fronte libico, per fermare le armi», aggiunge il leader Pd.

Stemperare i toni, del resto, è l’unica strategia possibile per sottrarre argomenti al fronte sovranista. Almeno a giudicare dall’ultimo sondaggio Ixè realizzato per Carta Bianca: pur confermandosi come prima forza politica, la Lega continua infatti a perdere piccole porzioni di gradimento, scendendo dal 29,9 al 29,5 per cento. Abbastanza stabili, invece, i due partiti di maggioranza: 16,2 per cento per il M5S (+ 0,2) e 20 per cento per il Pd, in leggero calo (- 0,2) rispetto alla precedente rilevazione.

Ma se Salvini perde qualcosa, ci pensa Giorgia Meloni a recuperare consensi nel campo del centrodestra: col 10,7 per cento (+ 02) Fratelli d’Italia conferma il trend positivo. Cresce persino Forza Italia, quotata al 7,3 per cento. Per sopravvivere, ai grllini e ai dem non resta che una possibilità: compattarsi. O fondersi, come suggerito maliziosamente dal coordinatore di Italia Viva, Ettore Rosato.

Ma non servirà attendere molto per capire se il matrimonio d’interesse tra Di Maio e Zingaretti possa davvero ambire ad arrivare a fine legislatura. Il 26 gennaio, le Regionali calabresi ed emiliane contribuiranno a fare chiarezza. Nonostante le rassicurazioni del segretario Pd, infatti, sarebbe difficile al Nazareno metabolizzare un’eventuale sconfitta in Emilia Romagna, dove i grillini hanno scelto di correre da soli. Non solo, sul voto pende anche un’incognita che riguarda molto da vicino i due partiti della coalizione giallo- rossa: il peso elettorale delle sardine, un movimento nato su istanze anti salviniane ma popolato da molti ex militanti pentastellati.

«Con i dati alla mano ( dei risultati elettorali, ndr) sarà più facile capire come continuare a fare lo stesso lavoro su 6 regioni diverse e, in generale, che struttura darci per il futuro», ha detto il leader delle sardine Mattia Santori, annunciando una sorta di congresso nazionale del movimento che dovrebbe tenersi a marzo. «In questo momento abbiamo tanti gruppi nati spontaneamente su Facebook che sono da ufficializzare», spiega il giovane bolognese. «Occorre poi avere una struttura di referenti dei diversi territori, comunali e regionali, per ottenere una comunicazione più immediata». L’obiettivo è consolidare le fondamenta sul piano nazionale. «Prima di questa due giorni ci sarà un contatto ancora più stretto con i vari referenti dei territori per capire le esigenze e le tematiche da approfondire», aggiunge Santori, pensando al futuro della sua organizzazione.

Per Pd e Movimento 5 Stelle potrebbe essere una buona notizia. O l’inizio di un nuovo incubo, con un competitor in più con cui fare i conti a partire dalla prossima primavera.