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Salvo improbabili ripensamenti, presto in Parlamento ci saranno tre nuovi soggetti o semi- soggetti. Non sempre e non necessariamente nuovi gruppi o al Senato, dove il nuovo regolamento impedisce la formazione di gruppi non presentatisi alle elezioni, di nuove componenti del gruppo Misto. Almeno due casi su tre si dovrebbe trattare di aree che, pur senza abbandonare il gruppo parlamentare e il partito di appartenenza, ritengono necessario evidenziare una loro specifica identità. Mara Carfagna annuncerà oggi la nascita dell'associazione Voce libera.
Ci saranno anche esponenti vari della cultura cattolico- liberale ma il grosso indossa la divisa azzurra. Presidente onorario dovrebbe essere l'ex ministro Antonio Martino, già tra i fodatori di Forza Italia. Forzista è la leader, la vicepresidente della Camera Carfagna, e forzisti sono i deputati, come Renata Polverini, e soprattutto i senatori, come l'ex direttore del QN Andrea Cangini, molto attivo, una decina, che aderiranno. Forzisti, decisi a ' rilanciare il centro destra', però ' antisovranisti', che si traduce con ' drasticamente anti- salviniani'.
Il gruppo assicura di non voler passare dai bastioni in via di smantellamento di Arcore a quelli ancora da edificarsi di Italia viva e di non prepararsi a votare la fiducia al governo Conte. Sarà però un drappello nutrito pronto sui singoli provvedimenti a correre in aiuto e soprattutto a palazzo Madama il rincalzo potrebbe essere fondamentale. Soprattutto perché dai quei banchi della maggioranza potrebbero uscire presto una decina di pentastellati guidati dal sempre più dissidente Gianluigi Paragone, peraltro vicino anche a una possibile espulsione. I 5S pronti a uscire con lui sarebbero una decina, più o meno tanto quanto i senatori azzurri che militano sotto la bandiera di Mara. Neppure loro entrerebbero nella Lega, non subito almeno, ma di certo il governo non disporrebbe più del loro sostegno.
Tra i 5S, però, ci sono anche i ' contiani'. Una trentina di deputati meditano infatti di dar vita a una specie di corrente a sostegno del premier, peraltro indicato e già sostenuto dall'M5S. L'operazione, se procederà davvero, avrebbe dunque un doppio significato: formalizzare l'opposizione contro Di maio ma anche costituire una massa per spingere i 5S verso l'alleanza strategica con il Pd che Zingaretti vuole, anzi ormai quasi pretende, e Di Maio ( ma anche il Di Battista che mentre Grillo incontrava i deputati era a cena con Paragone e altri dissidenti) sono decisi a impedire.
Inevitabilmente questa frammentazione renderà ancora più caotico un quadro politico che non ha mai trovato neppure una minima forma di stabilizzazione dopo la crisi di agosto e che sarà ancor più flagellato, nei prossimi mesi, dalla tentazione di votare prima che scatti il taglio dei parlamentari nonché, probabilmente, dagli esiti delle 8 elezioni regionali in agenda, a partire da quelle del 26 gennaio in Emilia- Romagna e Calabria.
E' sin troppo evidente, inoltre, che se la crisi dovesse esplodere, il ' posizionamento' di Voce libera si rivelerebbe propedeutico alla formazione di una nuova ed ennesima maggioranza. L'area di Carfagna, Polverini e Cangini non può infatti votare la fiducia al governo Conte 2, dopo averlo bocciato in partenza, pena il ritrovarsi assimilato alle varie operazioni d trasformismo come quella che tentò, con esiti rovinosi, Angelino Alfano nella scorsa legislatura. Le cose sarebbero però completamente diverse se si profilassero un nuovo governo e una diversa maggioranza.
Quanto peserà l'ennesimo effetto destabilizzante sul governo è impossibile dirlo. Troppe essendo le variabili in campo. Vale però la pena di notare che se gli slittaenti all'interno del M5S vanno verso un superamento dell'anomali del partito ' né di destra né di sinistra' e costituiscono dunque un passo verso la rinascita di un bipolarismo, pur se diverso da quello degli anni ' 90, il passo d Mara Carfagna e del suo drappello marcia in direzione opposta.
Di fatto converge con Renzi nell'obiettivo di dare vita a uno schieramento centrista, che è cosa ben diversa dal ' né di destra né di sinistra', dunque di impedire il ripristino del bipolarismo. E' l'eterna ambiguità che accompagna l'Italia sin dal referendum del 1993 e che ha contribuito in misura non secondaria a rendere impossibile qualsiasi reale stabilizzazione. E' facile profetizzare che la medesima ambiguità si rifletterà anche nella prossima ed enensima legge elettorale.